a cura di Claudia Volonterio
Continua il nostro viaggio nel mondo dei tessuti e degli abiti tradizionali africani. Oggi vi parliamo del celebre dashiki, una tunica tradizionale colorata, originaria dell’Africa occidentale, indossata di frequente in paesi come Senegal, Nigeria e Ghana.
Il dashiki è un capo minuziosamente decorato attorno al collo a V e spesso sulle maniche, con una fattura che lo rende versatile per molteplici occasioni. Negli ultimi tempi è stato rilanciato dall’industria della moda internazionale, scelto dai designer per integrarlo in stili più moderni e contemporanei.
Dashiki è un termine yoruba derivato dalla parola Hausa dan ciki, che significa “camicia”. Il design attuale del dashiki è derivato dalla stampa “Angelina”, creata dal designer olandese Toon van de Mannaker per l’azienda Vlisco, ispirata a tuniche ricamate in seta indossate da donne etiopi. Tradizionalmente questo abito era riservato agli uomini, le donne non potevano indossarlo. Da alcuni anni non è più così: i dashiki sono fatti su misura e indossati sia dagli uomini che dalle donne. Ne esistono due versioni, quello per le occasioni informali e quello per le cerimonie. Esistono tre versioni formali: Sokoto, Senegalese Kaftan e Grand Boubou. I colori variano in base all’occasione: il bianco è il più utilizzato per le nozze, mentre il nero e il rosso sono i colori tradizionali del lutto.
Nel tempo questo indumento ha assunto un significato simbolico importante. Il dashiki rappresenta l’orgoglio e il ritorno alle radici africane. Gli afroamericani negli anni ’60, durante il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti, indossavano il dashiki per celebrare la loro storia africana e promuovere l’orgoglio nero, celebrando un ritorno alle radici africane. Molti uomini e donne indossano il dashiki durante il Black History Month.
Oggi il dashiki continua a essere ripreso e valorizzato sia nella moda contemporanea che durante eventi culturali, indossato da celebrità come Beyoncé e Rihanna, contribuendo a una riscoperta e valorizzazione dell’eredità africana.