di Andrea Spinelli Barrile
Il governo del Ruanda ha richiesto al Regno Unito il pagamento di 50 milioni di sterline come compensazione per l’annullamento dell’accordo sui richiedenti asilo, dopo la decisione del primo ministro Keir Starmer di abrogare il piano.
Il governo del Ruanda ha chiesto al Regno Unito il pagamento di 50 milioni di sterline (circa 63,62 milioni di dollari) per l’annullamento dell’accordo sui richiedenti asilo che Londra avrebbe voluto inviare nel Paese africano in attesa che l’immigrazione britannica ne valuti lo status. Lo riporta l’agenzia Reuters, che cita una fonte vicina al governo di Kigali.
In base all’accordo sui richiedenti asilo, Londra avrebbe dovuto versare 50 milioni di sterline a Kigali nell’aprile di quest’anno e dell’anno prossimo: l’organismo di controllo della spesa del parlamento britannico, il National audit office (Nao), di recente ha spiegato che il Regno Unito e il Ruanda potrebbero attivare una clausola di risoluzione che entrerebbe in vigore tre mesi dopo e questo significa che da quel momento Londra non dovrà effettuare ulteriori pagamenti, a parte la copertura dei costi associati alle persone già ricollocate. Nell’ambito di questo programma, la cui adesione era comunque su base volontaria, il Regno Unito è riuscito a riallocare in Ruanda soltanto quattro persone.
Il 23 aprile 2024 il Parlamento britannico ha approvato un disegno di legge su un progetto di deportazione dei migranti richiedenti asilo che vogliono entrare nel Regno Unito: in base alla legge i migranti sarebbero stati trasferiti in Ruanda in attesa che la loro richiesta di asilo o di visto venga valutata dalle autorità britanniche. Inizialmente, il provvedimento prevedeva di iniziare a inviare rifugiati in Ruanda entro 10-12 settimane e già prima dell’approvazione del disegno di legge il governo di Londra aveva prenotato dei voli charter commerciali e formato il personale per il trasferimento dei migranti. Nei prossimi giorni la legge diventerà effettiva con l’approvazione di re Carlo III.

Entrando in carica lo scorso luglio al posto di Rishi Sunak, il primo ministro britannico Keir Starmer ha abrogato il piano: il ministro degli Interni entrante Yvette Cooper dichiarò che il piano era già costato ai contribuenti del Regno Unito 700 milioni di sterline (890 milioni di dollari), motivando la decisione di abrogarlo con l’idea che fosse uno “spreco di denaro dei contribuenti”.
A questo punto, sembra che i due governi si siano accordati sulla fine del piano con una serie di note verbali dalle quali si evincerebbe che il Ruanda non avrebbe più avuto niente a pretendere dal Regno Unito. Tuttavia Yolande Makolo, portavoce del governo ruandese, ha detto ieri alla Reuters che la richiesta di risarcimento del governo ruandese è stata motivata dalla posizione della Gran Bretagna nei confronti di Kigali sul conflitto nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), commenti che sono stati definiti “incendiari”: “Il Regno Unito aveva chiesto al Ruanda di rinunciare silenziosamente al pagamento basandosi sulla fiducia e sulla buona fede esistenti tra le nostre due nazioni” ha scritto Makoko in un post pubblicato lunedì sera su X: “Il Regno Unito ha però tradito questa fiducia adottando misure punitive ingiustificate per costringere il Ruanda a compromettere la nostra sicurezza nazionale”. Da qui, la richiesta di risarcimento.
La scorsa settimana in effetti, Londra aveva dichiarato che avrebbe sospeso alcuni aiuti bilaterali al Ruanda e imposto altre sanzioni diplomatiche per il suo ruolo nel conflitto nel vicino Congo.