Spopolano in rete immagini che celebrano la fantasia e l’intraprendenza dei bimbi africani, abilissimi nell’arte di riciclare materiali di scarto per realizzare i loro giocattoli. Ma non tutto è vero. E c’è chi sfrutta la loro proverbiale creatività per farne un business.
di Marco Trovato
I bambini dell’Africa, specie quelli che vivono nei contesti più poveri, sono maestri indiscussi nell’arte di trasformare materiali di scarto in giocatoli strepitosi.
Nelle loro abili mani le bottiglie d’acqua di plastica diventano capanne e macchinine. Vecchie lattine sono assemblate assieme per creare motociclette e trenini. Pezzi di copertone sono sagomati e incollati per realizzare animali e modellini di aereo.
In rete spopolano immagini strepitose come quelle che potete ammirare nella galleria di questo articolo: foto che lasciano a bocca aperta e che celebrano la creatività e l’ingegno di bimbi che hanno poco con cui giocare e trovano il modo di divertirsi facendo dell’arte del riciclaggio una ragione di vita.
Sono immagini che catturano l’attenzione, ispirano in chi li vede un moto di ammirazione, simpatia, empatia. I “like” si sprecano così come i commenti che lodano la fantasia, le abilità e l’intraprendenza dei piccoli creatori africani di giocattoli.
Peccato che queste immagini siano clamorose false. Basta osservarle con un po’ di attenzione per accorgersi che si tratta di fotomontaggi realizzati con software di grafica sfruttando le capacità della cosiddetta ’Intelligenza artificiale.
Indagando si scopre che a pubblicare in maniera sistematica queste foto siano pagine social di società – in gran parte americane – che nulla hanno a che vedere con l’Africa e questi bambini. Si tratta di aziende o enti che si occupano di macchinari agricoli, vendita di cani di razza, mangimi per allevamenti, utensili vari.
Nulla a che fare con le immagini dei bimbi africani coi loro giochi. Che tuttavia vengono pubblicate in continuazione. Pensate in alcune pagine, ogni ora ne compare una diversa. Il motivo? Semplice. Perché queste immagini sono efficaci, piacciono, vengono condivise da decine di migliaia di persone. E nel marketing digitale i numeri sono importanti. A guadagnarci con le pagine social di quelle aziende che, benché non abbiano alcuna relazione con quei bimbi africani, crescono di visibilità e di valore, in quanto il volume dei loro visitatori e follower aumenta esponenzialmente, grazie a queste immagini.
Non bastava la cosiddetta pornografia del dolore – ovvero la pubblicazione di contenuti– che sfruttano traumi e problemi che attanagliano tanti minori e che vengono veicolati – in spregio a regole morali e deontologiche – per generare scalpore o attenzione. Ora con la stessa logica si sfruttano immagini false di bimbi africani che suscitano reazioni positive e che contribuiscono a fare crescere la propria popolarità.
Ma quando il pubblico si accorgerà dell’imbroglio comincerà a diffidare di foto, video e articoli che mostrano l’irrefrenabile fantasia e creatività dei bimbi africani. Certo tutti dobbiamo prestare attenzione ogniqualvolta riceviamo contenuti sui nostri cellulari. Prima di veicolarli, di condividerli, accertiamoci che non si trattino di fakenews. Ma non cediamo alla tentazione di diffidare sempre e comunque da certe immagini. Perché l’Africa, coi suoi ingegnosi figli, è capace davvero di prodigi stupefacenti. E noi continueremo a raccontarveli.