Marc Trevidic, il magistrato francese che da anni cerca di scoprire chi, nel 1996, ha massacrato i monaci cistercensi di Tibhirine, ha vinto la prima battaglia: dopo una due-giorni di contatti, colloqui, trattative, ha ottenuto il via libera ad indagare in Algeria direttamente.
Una vittoria della giustizia francese, ma anche della diplomazia di Parigi che, non fermandosi davanti alle spiegazioni ufficiali delle autorità algerine, vuole capire se quella strage, che scosse le coscienze dei due Paesi, fu, come dice Algeri, per mano di un manipolo di sanguinari jihadisti o, dietro, ci sia dell’altro. Come ad esempio, tesi sostenuta dal generale Francois Buchwalter, un clamoroso errore dell’Esercito algerino, in quegli anni impegnato in una guerra civile, sanguinosa e senza quartiere né regole, contro l’islamismo armato e terroristico, scatenatosi dopo la cancellazione, manu militari, della vittoria elettorale dei partiti musulmani. Trevidic, 48 anni, oltre la metà dei quali passati indossando la toga e sempre a caccia di colpevoli, potrà ora lavorare nei luoghi della strage, interrogando chi, per lui, possa gettare luce su un evento che, mai dimenticato in Francia, ha avuto un ”rilancio” grazie ad un film bellissimo oltre che di enorme successo, ”Uomini di Dio”’, diretto da Xavier Beauvois, che ha raccolto premi ovunque, ma che ha anche creato qualche malumore.
L’autorizzazione concessa a Trevidic, scrive oggi el Watan, comprende la possibilità di interrogare, in loco, 22 persone – testimoni attendibili o presunti tali di quel che accadde a Tibhirine nella notte tra il 26 e 27 marzo del 1996 e nelle settimane che seguirono – e tra essi anche terroristi che si sono pentiti, collaborando con la giustizia algerina. Come nomi importanti del pentitismo tra le file del Gia, quali Boukabous Fethi, Ghermesli Benyakhlef, Abderrahmane de Tablat, Omar Chikhi, la maggior parte dei quali in stato di detenzione e che si sono consegnati alla giustizia, approfittando dei benefici della legge di riconciliazione nazionale.
Ma, nei due giorni di permanenza ad Algeri, Marc Trevidic ha strappato anche il sì alla riesumazione delle teste dei sette monaci che, a distanza di settimane dal (vero o presunto) rapimento ad opera degli jihadisti, furono trovate lungo un sentiero di montagna, mentre il resto dei cadaveri è sparita nel nulla. Una decapitazione che, per qualcuno, fu eseguita post mortem solo per nascondere le vere ragioni della strage. Per Algeri, su di essa c’è il marchio inequivocabile dei terroristi islamici, per altri potrebbe trattarsi di un errore (l’attacco di un elicottero dell’Esercito contro un presunto bivacco di jihadisti che, invece, era il luogo dove si trovavano i cistercensi).
Solo dopo la riesumazione delle teste dei monaci (oggi sepolte nel convento di Tibhirine) per sottoporle ad una perizia e solo dopo gli interrogatori, Trevidic, tornerà nel suo ufficio parigino della speciale sezione anti-terrorismo del tribunale, in galerie Saint-Eloi, per tirare le file dell’indagine, per cercare di dare risposta ad molti perché. (ANSAmed).