Dopo anni di siccità, il Kenya è ora travolto da piogge torrenziali, con un aumento drammatico del bilancio delle vittime e degli sfollati. Attualmente, sono stati accertati 210 morti e circa 195 mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case. Inoltre, oltre 54 milioni di persone sono senza energia elettrica, con la situazione che si aggrava di ora in ora, con l’arrivo del ciclone Hidaya, che minaccia di portare raffiche di vento superiori ai 120 km/h e piogge torrenziali per almeno 5 giorni. Il Kenya è il Paese dove Amref, la più grande organizzazione che offre supporto alle popolazioni africane, è nata e dove ha il suo quartier generale. L’associazione sta rispondendo all’emergenza: “Ma non ce la possiamo fare da soli. Abbiamo bisogno di sostegno”.
Il Presidente del Kenya William Ruto ha lanciato un appello urgente alle organizzazioni sanitarie mondiali per un aiuto concreto e immediato. “L’Organizzazione mondiale della sanità, il World Food Programme e Amref sono fondamentali per aiutarci ad affrontare questa emergenza: c’è bisogno di farmaci, operatori sanitari e cibo per assistere le vittime”, ha dichiarato.
“Sono stati dieci minuti di frastuono, di pianti e urla strazianti” ricorda Daniel Kimani, imprenditore di Mahi Mahiu, sopravvissuto. “Quando sono riuscito ad uscire di casa la situazione era devastante: l’acqua torrenziale mista a rocce e alberi, stava spazzando via l’intera valle dove giaceva il mio villaggio.”
Dopo anni di siccità, il Kenya è ora travolto da piogge torrenziali, con un aumento drammatico del bilancio delle vittime e degli sfollati. Attualmente, sono stati accertati 210 morti e circa 195 mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case. Inoltre, oltre 54 milioni di persone sono senza energia elettrica, con la situazione che si aggrava di ora in ora, con l’arrivo del ciclone Hidaya, che minaccia di portare raffiche di vento superiori ai 120 km/h e piogge torrenziali per almeno 5 giorni.
Le infrastrutture idriche sono compromesse, aumentando il rischio di epidemie di colera, tifo e altre malattie gastrointestinali. Le inondazioni hanno distrutto le riserve alimentari e gli allevamenti, aggiungendo la fame estrema alle malattie causate dalla mancanza di acqua pulita.
“Questa emergenza” afferma Roberta Rughetti, Vicedirettrice di Amref Italia “ha colpito il cuore del nostro lavoro. Il Kenya è il Paese dove Amref è nata e dove ha il suo quartier generale. Siamo in costante contatto con i colleghi, da cui riceviamo testimonianze e foto della portata devastante di questo disastro ambientale e umanitario”.
Come Daniel Kimani, imprenditore, svegliato bruscamente nel cuore della notte dalle inondazioni: “Mi sono reso conto che stavo in piedi nell’acqua. Sono stato assalito dal panico, ma la mia mente si è concentrata sui miei vicini, perché avevano due bambini piccoli. La mia missione era avvisare e salvare loro e quanti più persone possibile”. All’alba del giorno dopo, la realtà: l’intero villaggio era stato spazzato via, lasciando dietro di sé una scia di morte e agonia. Nel suo villaggio a Mahi Mahiu, i corpi sono stati tirati fuori dai detriti e dal fango, alcuni sugli alberi, dopo una notte fatale per molte famiglie. Uno dei vicini di Daniel ha perso otto membri della sua famiglia.
In totale, 48 persone sono morte a causa del crollo di una diga a monte del villaggio di Daniel, mentre circa 300 persone sono state colpite dalle inondazioni, che hanno distrutto case, strade, ponti e altre infrastrutture, aggravando ulteriormente una situazione già disastrosa.
Il giovane David ricorda come è riuscito a sopravvivere i mentre l’acqua si abbatteva sul loro villaggio: “Mi sono aggrappato all’albero con tutte le mie forze e ho detto a mio fratello di fare lo stesso per non essere trascinati dall’acqua“, ricorda. Sono rimasti aggrappati per un lungo periodo di tempo prima di essere salvati, insieme alla nonna.
Le famiglie sfollate si trovano ora in condizioni estremamente precarie, accampate nelle scuole e in altre aree designate dal governo. La mancanza di privacy, cibo, acqua pulita e strutture igienico-sanitarie adeguate rappresenta una sfida significativa per queste persone già vulnerabili. Il supporto psicologico è essenziale per affrontare lo stress e il trauma legati alla tragedia, sia per le vittime che per gli operatori sanitari che operano in condizioni estreme.
Sono ora a rischio di contrarre malattie trasmesse dall’acqua contaminata o infezioni respiratorie dovute al sovraffollamento. Le persone colpite sono ancora in uno stato di shock e di incredulità di quanto sta loro capitando: lo sfollamento, la perdita della casa, l’ansia e l’incertezza sul loro futuro.
“Amref” prosegue Rughetti “sta rispondendo all’emergenza attraverso cliniche mobili per i campi sfollati, fornendo cure mediche essenziali, supporto psicologico agli operatori sanitari, e promuovendo strumenti per garantire igiene e la prevenzione delle malattie trasmesse dall’acqua. Ma non ce la possiamo fare da soli. Abbiamo bisogno di sostegno.”
Con la situazione che continua a peggiorare, il Kenya affronta una crisi umanitaria senza precedenti, che richiede un intervento globale urgente per salvare vite e mitigare le sofferenze delle comunità colpite.
Per sostenere gli sforzi di soccorso e di assistenza alle vittime delle inondazioni in Kenya, è attualmente in corso una raccolta fondi speciale. È possibile contribuire donando alla pagina dedicata su https://www.amref.it/landing/alluvioni-kenya/