di Tinashe Moyo
Matrimoni in roulotte e bouquet di banconote: nello Zimbabwe piegato dalla crisi economica il romanticismo si reinventa. La crisi economica ispira soluzioni creative per dichiarare il proprio amore e celebrare il matrimonio. I money bouquet, mazzi di banconote, simboleggiano impegno e sicurezza, mentre boutique mobili offrono nozze eleganti a prezzi accessibili.
Non sarà forse la più romantica e originale delle proposte di matrimonio. Ma di certo non è, letteralmente, scontata… In Zimbabwe, per dichiarare il proprio amore è diventato di moda presentarsi dalla propria fidanzata con un mazzo di banconote. I money bouquet stanno spopolando tra le giovani coppie. Accanto all’immancabile anello di fidanzamento, questi mazzi sono considerati un modo pratico e tangibile per dimostrare serietà e impegno. Il mezzo più sicuro per conquistare un “sì”.
«I tempi sono cambiati», spiega Blessing Moyo, proprietaria di una piccola boutique a Harare. «Oggi l’innamorato inginocchiato con fiori e cioccolatini trasmette un’immagine di sottomissione e tristezza, ottenendo l’effetto opposto a quello desiderato». Nell’attuale contesto economico del Paese, segnato da una persistente crisi e dall’inflazione galoppante, il denaro è diventato non solo un dono prezioso ma un simbolo di sicurezza e stabilità. Presentarlo sotto forma di bouquet è un modo creativo per unire pragmatismo e romanticismo. Il massimo del successo lo si ottiene facendolo recapitare alla propria amata il giorno di San Valentino, quando le strade di Harare e Bulawayo, le principali città dello Zimbabwe, si riempiono di negozi e artigiani che offrono servizi di personalizzazione dei money bouquet. Alcuni fioristi aggiungono rose o nastri colorati per rendere il mazzo più accattivante, altri si specializzano in pieghe elaborate che trasformano le banconote in cuori, fiori o stelle. I prezzi dipendono dall’importo incluso nel bouquet e dalla complessità della composizione. I clienti possono combinare banconote nazionali con valute estere come il dollaro statunitense o l’euro, particolarmente ambite poiché l’iperinflazione ha reso la valuta locale quasi priva di valore.

Il fenomeno riflette una combinazione di tradizione e modernità. Regalare denaro durante matrimoni o altre celebrazioni è una pratica consolidata in molte culture africane, ma il formato del bouquet aggiunge un tocco contemporaneo e accattivante. «È un modo per mostrare attenzione e cura, ma anche per esibire il proprio status sociale», afferma Tendai Ndlovu, esperta di cultura zimbabwana. «Un money bouquet ben realizzato comunica abbondanza e generosità». Dietro il successo di questa tendenza si nasconde l’ingegno degli imprenditori locali, che hanno trovato nei money bouquet un’opportunità per diversificare i propri servizi. La fiorista Mita Patel, ad esempio, collabora con il sassofonista Arundel Matoi, molto richiesto per consegnare il bouquet accompagnandolo con melodie romantiche. «Gli affari vanno a gonfie vele», assicura il musicista. «Mi prenotano con mesi di anticipo per queste occasioni». Non è il solo a guadagnare con queste dichiarazioni d’amore: assoldare un sassofonista per San Valentino può costare tra i 60 e i 200 dollari, una piccola fortuna per l’economia dello Zimbabwe, ma il valore emotivo di sorprendere una persona cara (mai come in queste occasioni) non ha prezzo. Giovani designer e artigiani hanno trasformato questa moda in un business redditizio, contribuendo a dare nuova linfa a un’economia locale in difficoltà.

Sartoria di nozze su ruote
Nel bene e nel male, i money bouquet rappresentano un simbolo dei tempi: un mix di creatività, resilienza e desiderio di bellezza, nonostante le difficoltà economiche. Per chi li riceve, sono un gesto che unisce il fascino estetico alla concreta utilità del denaro; per chi li realizza, una nuova opportunità di impresa. E per lo Zimbabwe, sono un esempio tangibile di capacità di reinventarsi, trasformando persino una semplice banconota in una dichiarazione d’amore. Del resto, Harare si è guadagnata il titolo di capitale africana delle nozze low-cost, dove i sogni d’amore si realizzano a prezzi accessibili.
In un parcheggio sterrato non lontano dal tribunale della città, una roulotte mezzo arrugginita attira ogni giorno spose e sposi alla ricerca di un matrimonio elegante ma economico. «Ho una fila di prenotazioni», racconta Daphne Siwardi, 37 anni, che da oltre dieci anni gestisce una boutique mobile di abiti da sposa. In una nazione piegata dalla crisi economica, dove molte cerimonie diventano irrealizzabili, Daphne offre a tutti l’opportunità di sposarsi. Il suo furgone, col tetto bianco e un po’ malconcio, è un piccolo atelier su ruote: abiti in pizzo, bouquet, decorazioni e persino un angolo per trucco e acconciatura. L’idea è nata da una necessità personale. Quando Daphne ha dovuto affrontare difficoltà economiche, ha deciso di mettere a frutto le sue abilità creative. Con pochi risparmi, ha acquistato una vecchia roulotte e trasformata in un laboratorio mobile di felicità. «Non è solo un lavoro», afferma. «È la mia missione aiutare le persone a celebrare l’amore, indipendentemente dalle loro circostanze». La scommessa ha funzionato. Ogni mattina, fino a sei spose si affidano alle sue mani esperte prima di accompagnare il futuro marito in tribunale. I vestiti, importati dalla Cina, vengono adattati su misura e preparati con cura per l’occasione. Il modello più richiesto è un abito lungo, decorato con strass, elegante ma discreto. «Perfetto per evitare sguardi sgradevoli dei suoceri», spiega Daphne.

Gloria Mutero, 45 anni, ha scelto Daphne per il suo secondo matrimonio, dopo una cerimonia tradizionale celebrata undici anni fa. «Non ha senso spendere una fortuna per un vestito che indosserò solo per poche ore», dice Gloria sorridendo, mentre cerca di ottenere uno sconto. «Forse potrei avere questo abito per 50 dollari». Il servizio di Daphne, unito ai prezzi contenuti, è diventato un riferimento per molte donne di Harare. Vedova ed ex insegnante, Daphne non si limita a trasformare le sue clienti in spose perfette: spesso diventa una confidente. «Alcune mi richiamano dopo un mese per dirmi: “Voglio già il divorzio”», scherza con un sorriso.