Tre organizzazioni internazionali hanno accolto con favore la sentenza di un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite che ha ritenuto arbitraria la detenzione di Nasser Zefzafi, una figura di spicco del movimento Hirak del Rif, del Marocco, ai sensi del diritto internazionale. Il Comitato per la giustizia, insieme a Freedom House e al Mena Rights Group, hanno elogiato la decisione in una recente dichiarazione congiunta, di cui dà notizia il sito Morocco World News.
“La decisione del gruppo di lavoro ribadisce che la detenzione di Nasser Zefzafi è una profonda violazione dei diritti fondamentali”, ha affermato il Comitato per la giustizia. Il parere, emesso il 25 ottobre dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (Wgad) e adottato durante la sua 100a sessione nell’agosto 2024, ha concluso che la detenzione di Zefzafi ha violato molteplici articoli sia della Dichiarazione universale dei diritti umani che del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Zefzafi avrebbe sviluppato emiplegia e una malattia cronica durante la sua detenzione, con ferite presumibilmente dovute a tortura, secondo le conclusioni del Wgad. Il governo marocchino ha fermamente respinto queste conclusioni, sostenendo che il suo arresto e la sua detenzione hanno seguito le corrette procedure legali.
Secondo i documenti governativi presentati al Wgad, Zefzafi è stato arrestato il 29 maggio 2017, in seguito agli eventi nella moschea Mohammed V ad Al Hoceima. Il governo ha dichiarato che “le indagini hanno concluso che Zefzafi era coinvolto in attività volte a minacciare l’integrità territoriale, vale a dire il coordinamento con i separatisti all’estero per azioni volte a separare il Rif dal resto del territorio”. Il governo marocchino ha affermato che “589 membri delle forze dell’ordine sono rimasti feriti e diversi veicoli della polizia sono stati bruciati” durante le proteste. Il governo ha sostenuto che Zefzafi “ha sfruttato le richieste degli abitanti di Al Hoceima organizzando manifestazioni non autorizzate e impegnandosi in atti di vandalismo”.
Il parere del Wgad, tuttavia, ha rilevato che “gli atti specifici di Zefzafi menzionati dal governo non costituiscono di per sé atti di violenza o incitamento alla violenza”. Il gruppo ha osservato che, sebbene “l’interruzione della preghiera possa aver offeso alcune persone, nulla dimostra che le sue dichiarazioni abbiano incitato alla violenza”.
Il 26 giugno 2018, un anno dopo il suo arresto iniziale, Zefzafi è stato condannato a 20 anni di carcere dal Tribunale di primo grado di Casablanca. Il verdetto è stato confermato in appello il 5 aprile 2019 e la Corte di cassazione ha respinto un ulteriore appello il 23 giugno 2021. Il governo marocchino ha difeso con forza il suo processo giudiziario, affermando che “il processo ha rispettato tutte le garanzie di un giusto processo” e che “l’identità del popolo Amazigh è una delle componenti dell’identità nazionale marocchina”. Il governo ha affermato che la detenzione di Zefzafi “non ha alcun collegamento con la sua appartenenza geografica” e ha ribadito che “è stato condannato per atti contrari alla legge”.
Il gruppo di lavoro ha chiesto alle autorità marocchine di adottare misure immediate per porre rimedio alla situazione di Zefzafi e garantirne il rilascio. Al governo è stato chiesto di riferire entro sei mesi in merito all’attuazione di queste raccomandazioni.