di Tommaso Meo
L’astronomia mondiale in questi giorni ha gli occhi puntati sul Sudafrica. Scienziati e astronomi di tutto il mondo sono riuniti a Città del Capo per la prima edizione su suolo africano dell’Assemblea Generale dell’Unione Astronomica Internazionale (Iau), la più prestigiosa riunione del settore.
Fondata nel 1919, l’Iau è il più grande organismo professionale per astronomi al mondo e riunisce oggi oltre 12.000 astronomi professionisti provenienti da oltre 100 Paesi. La sua missione è promuovere e salvaguardare l’astronomia in tutti i suoi aspetti, attraverso la cooperazione internazionale. L’Iau funge anche da autorità riconosciuta a livello internazionale per stabilire la natura dei corpi celesti e le caratteristiche della loro superficie.
Sull’Assemblea generale di quest’anno le aspettative sono alte e il solo fatto che sia una nazione africana a ospitarla è stato definito storico. “Questa non è semplicemente un’opportunità per l’astronomia, è un’opportunità per cambiare il modo in cui il mondo vede l’Africa” si legge sul sito della Iau. “Quando un continente così spesso guardato dall’alto in basso può guidare il mondo in un campo così tecnico come l’astronomia, allora cambiamo le percezioni, sfidiamo i preconcetti, scuotiamo i pregiudizi inconsci”.
Non a caso “It’s Time for Africa!” è lo slogan dell’evento, come sottolineato dal ministro della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione del Sudafrica, Blade Nzimande, nel suo discorso inaugurale. Anche per questo, per la prima volta, l’Assemblea generale potrà essere seguita completamente online gratuitamente. Nzimande ha poi espresso la speranza che la conferenza evidenzi l’apporto dell’Africa all’astronomia globale e il suo potenziale per i progressi futuri. Il continente è infatti stato testimone di contributi storicamente significativi all’astronomia attraverso antiche conoscenze e moderne iniziative.
Il sito di Nabta Playa in Egitto, datato intorno al 5000 a.C., è uno dei più antichi calendari solari conosciuti e dimostra un’avanzata comprensione astronomica per l’epoca. Anchee conoscenze stellari dei Dogon del Mali, particolarmente sul sistema di Sirio, riflettono un’osservazione approfondita del cielo notturno. In tempi moderni, il Southern African Large Telescope (SALT), uno dei più grandi telescopi ottici del mondo, e il progetto Square Kilometre Array (SKA), destinato a essere il radiotelescopio più grande e sensibile del mondo, evidenziano il ruolo centrale dell’Africa nella ricerca astronomica globale.
L’Assemblea generale di quest’anno ha però ricevuto oltre 3.000 contributi da oltre 150 Paesi, dalla Finlandia allo Zambia, hanno fatto sapere gli organizzatori. Proposte che coprono un’ampia gamma di argomenti, con una notevole enfasi su indagini e astronomia galattica, oltre a strumenti come il radiotelescopio MeerAT e il telescopio spaziale James Web. Un’altrra caratteristica notevole dell’assemblea di quest’anno è l’enfasi posta sull’inclusione e sull’impegno pubblico: “Abbiamo il dovere di spiegare il legame tra le origini cosmiche e la storia umana”, ha detto Nzimande.
Il ministro ha quindi colto l’occasione per annunciare il lancio di un nuovo programma di dottorato che ha l’obiettivo di sviluppare competenze critiche in vari campi scientifici, tra cui l’astronomia. “Spero che l’astronomia e la scienza spaziale trarranno beneficio da questa iniziativa, data la natura veramente internazionalista e multidisciplinare di questi campi”, ha affermato. Il ministro ha inoltre fatto sapere che il suo Paese, oltre a puntare a diventare un hub dell’astroomia mondiale, sta lavorando a stretto contatto con il Dipartimento del Turismo per sviluppare il settore dell’astroturismo attraverso dei partenariati pubblico-privati.
Nel mese delle donne, l’assemblea ospita anche sessioni congiunte tra l’Unione Astronomica Internazionale delle Donne in Astronomia (Iau Wia) e la Rete Africana delle Donne in Astronomia (Afnwa) per “facilitare le discussioni tra gli astronomi sulle questioni relative all’equilibrio di genere e sulle politiche a sostegno della carriera delle ricercatrici”, ha spiegato Nzimande.