di Andrea Spinelli Barrile
A Bamako, in Mali, per la prima volta negli ultimi 8 anni un commando terroristico è riuscito ad attaccare la capitale del Paese. L’attacco è stato rivendicato dal Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim). Un primo bilancio delle vittime parla di ottanta morti, ma questo numero tuttavia potrebbe essere sottostimato e aumentare.
L’attacco alla scuola della gendarmeria Faladié, avvenuto martedì mattina a Bamako, in Mali, per mano del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim, legato ad al-Qaeda), avrebbe mietuto circa 80 vittime. È quanto riporta l’agenzia turca Anadolu, che cita fonti della sicurezza maliana.
Questo numero tuttavia potrebbe essere sottostimato e aumentare: diverse persone sono state gravemente ferite e, a distanza di giorni, ancora lottano in ospedale per sopravvivere. Rfi parla di “oltre 200 feriti” nell’attacco.
Secondo il genitore di una delle vittime, un cadetto della scuola, alcuni degli studenti erano nel loro dormitorio quando è avvenuto l’attacco e almeno 50 persone, vittime di quanto successo, sono state sepolte ieri. La maggior parte delle vittime sono state uccise all’interno o nei dintorni della scuola della gendarmeria, ma non è possibile dettagliare i numeri perché le autorità maliane non confermano né smentiscono le notizie diffuse dalla stampa: esattamente come i loro alleati nigerini e burkinabè dell’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), i leader maliani rifiutano ogni trasparenza sul numero delle vittime degli attacchi dei gruppi armati, ufficialmente per non fare il gioco del nemico e non demoralizzare le truppe. Tuttavia, i critici del regime militare credono che in realtà sia un modo per nascondere ai maliani la verità sul reale stato della sicurezza nel Paese.
Nel frattempo, però, a Bamako la giunta e le autorità locali stanno mettendo in atto una stretta per irregimentare e rafforzare ancor di più i dispositivi di sicurezza: l’altra sera il ministero dei Trasporti ha diffuso un’ordinanza in cui impone la rimozione di tutti i veicoli parcheggiati lungo le principali strade della capitale, perché “costituiscono un ostacolo alla circolazione” ma anche “rappresentano un rischio per la sicurezza. Il governatore del distretto di Bamako invece ha annunciato un’ordinanza di chiusura per sette mercati di bestiame, tra cui quelli di Niamana, Sabalibougou, nella zona aeroportuale della città, e quelli di Lafiabougou Koda, Faladié Solola e Djelibougou, nella zona industriale. I mercati dovranno restare chiusi fino a nuovo ordine e la misura “mira a preservare l’ordine pubblico”.
Oltre ai Paesi partner del Sahel e alla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), ieri il Mali ha incassato la solidarietà anche dell’ambasciata francese a Bamako, che ha reso omaggio alle vittime in un comunicato ufficiale, e da parte del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha invitato il governo maliano ad assicurare i responsabili alla giustizia. Altre condanne, e solidarietà nei confronti del Mali, sono state espresse da Regno Unito e Senegal, che hanno condannato gli attacchi di martedì.