L’esplosione del mercato globale dell’avocado ne ha fatto balzare i prezzi: il frutto è diventato un alimento trendy considerato salutista. Le sue quotazioni sono destinate a crescere ancora a lungo. La corsa al nuovo “oro verde” sta provocando non pochi problemi
di Sofia Christensen – foto di Guillem Sartorio / Afp
Lampeggianti bianchi e verdi illuminano la notte mentre i tre veicoli della sicurezza privata entrato nel frutteto recintato, rompendo l’oscura quiete che avvolge la fattoria di Tzaneen, nel nord del Sudafrica. Lunghe ombre si allungano sui sentieri agricoli mentre i camioncini passano tra i filari. Centinaia di alberi di avocado allineati sono rischiarati dalla luna. I loro rami sono carichi di frutti verde scuro quasi pronti per la raccolta. Il capopattuglia Marius Jacobs strizza gli occhi sul volante aspirando una sigaretta. Sorveglia la piantagione alla ricerca di ladri.
Da mesi si combatte a Tzaneen contro la piaga del furto di avocado, causato dalla crescente domanda globale di questo frutto tropicale ricco di sostanze nutritive (magnesio, potassio, fibre digestive, grassi monoinsaturi benefici, vitamina E antiossidante). Leader mondiale della produzione è il Messico, con un giro d’affari di 2,78 miliardi di dollari (su cui gravano accuse di sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente); il Sudafrica è il primo esportatore africano (per un valore di 70,66 milioni di dollari) e occupa il sesto posto nella classifica dei produttori: oltre al Messico, Repubblica Dominicana, Perù, Indonesia, Colombia.
Il nuovo oro verde
Tranne che in Australia – alle prese con un problema di sovrapproduzione – il boom dell’avocado sta facendo esplodere un po’ ovunque i prezzi. E ha fatto deflagrare la piaga dei furti in un Paese come il Sudafrica, dove la crisi ha spinto la disoccupazione al 35% e portato 30 milioni di persone (metà della popolazione) sulla soglia di povertà. Secondo la South African Subtropical Growers’ Association, negli ultimi cinque anni sono state rubate migliaia di tonnellate di avocado. Le perdite annue stimate dai produttori ammontano a circa 24 milioni di rand (un milione e mezzo di euro). «Un danno enorme», dice Jacobs, 34 anni, aprendosi una lattina di bevanda energetica. «I furti dilagano. Il fenomeno è alimentato da una vera e propria rete delinquenziale che opera su vasta scala», aggiunge. «L’avocado è il nuovo oro verde».
Se ne sono accorti gli imprenditori della filiera ma anche i gruppi criminali e i ladri comuni. «Le gang prendono sempre più d’assalto le coltivazioni, per poi rivendere gli avocado nei mercati illegali», fa notare la ong Global Initiative against Transnational Organized Crime. Per fronteggiare l’ondata di furti, gli agricoltori hanno investito in recinzioni e sicurezza privata. Jacobs e la sua squadra, supportati da cani, ora pattugliano di notte più di 20 fattorie, integrando oltre 150 guardie che presidiano i frutteti a piedi. Le bande colte in flagrante vengono consegnate alla polizia. «Qui è dove abbiamo bloccato un gruppo di ladri alla guida di un minibus carico di avocado», fa notare il capopattuglia Manuel Malatjie, 28 anni, indicando il luogo di un raid recentemente sventato. «Facciamo del nostro meglio, ma la situazione peggiora. Non si può andare avanti così».
Impossibile difendersi
Di giorno la piantagione è bersagliata da un sole implacabile. I braccianti si muovono con gesti veloci, colgono a mano i frutti maturi aiutandosi con bastoni per raggiungere i rami più alti. Hanno fretta di riempire le casse prima del caldo insopportabile di mezzogiorno. Marzo segna l’inizio della campagna di raccolta dell’avocado in Sudafrica, la stagione buona per i furti.
Edrean Ernst, 40 anni, stima in 250.000 rand il valore degli avocado rubatigli quest’anno, nonostante i milioni spesi in sicurezza e recinzioni. I 250 ettari di frutteti della sua Allesbeste, azienda agricola a conduzione familiare, sono incastonati tra dolci colline, circondati da un bosco rigoglioso e altre coltivazioni. «La zona è piuttosto isolata e impervia, la polizia o le società di sicurezza non possono pattugliare efficacemente un’area così vasta», ammette sconsolato. Allesbeste, almeno 1.500 tonnellate di avocado l’anno, è stata presa di mira dai ladri non meno di venti volte negli ultimi mesi. In un solo raid, i malviventi possono caricare su un camion una tonnellata di avocado. «Una quantità che richiederebbe a un bracciante più di 13 ore», fa presente il proprietario della piantagione. Certi furti hanno prodotto in una sola notte bottini clamorosi: fino a 30 tonnellate di avocado di prima scelta destinati all’esportazione, principalmente in Europa, dove sarebbero stati venduti ai grossisti a 10 euro al chilo.
Gatti e topi
L’ondata di ruberie e le spese extra per la sicurezza flagellano i coltivatori, che devono far quadrare i conti e di conseguenza i prezzi salgono ulteriormente. «Sembra di giocare al gatto e al topo», sospira Ernst. «Il mare di soldi che investiamo per una maggiore sicurezza producono effetti di breve durata. I sistemi antifurto scoraggiano i malintenzionati per un paio di mesi, poi cambiano tattica e colpiscono di nuovo».
La posta in gioco è troppo alta per non provarci. I vigilantes hanno poteri limitati e la forza pubblica è insufficiente. «Così si fa il gioco dei saccheggiatori». Per il portavoce della polizia provinciale Moatshe Ngoepe i furti di avocado non sono una priorità davanti a tutte le emergenze da affrontare, decine di omicidi e rapine ogni settimana. Gli imprenditori agricoli la vedono in tutt’altro modo. «I furti si sono decisamente moltiplicati negli ultimi anni, di pari passo con l’impennata delle quotazioni del nostro frutto».
Raccolto a rischio
Allesbeste è una delle fattorie più floride della zona, ma può permettersi di recintare solo metà della proprietà e nemmeno una dozzina di guardie. «La sorveglianza giorno e notte è così costosa che sono costretto a limitarla al minimo», spiega Ernst. «Dovrei fare di più, ma non me lo posso permettere. I costi supererebbero i guadagni». Mark Alcock, con un’azienda di 68 ettari, ha optato per un sistema di videosorveglianza a raggi infrarossi. Howard Blight, 141 ettari, ha installato una rete di protezione elettrica e si è dotato di guardie.
Le aziende più piccole sono le più esposte. «Io posso a malapena ingaggiare alcuni ragazzi armati di machete, nella speranza di dissuadere i ladri meno organizzati», spiega Phillip Mofokeng, manager di due frutteti di 83 ettari. «So bene che dovrei investire ben altre cifre nella difesa delle mie piantagioni», aggiunge osservando con aria preoccupata un tratto di recinzione che si affaccia sulla strada. L’avocado richiede già in partenza investimenti elevati per acqua, fertilizzanti, potature, lotta ai parassiti, certificazioni. L’impatto ambientale è notevole: 270 litri d’acqua per far crescere mezzo chilo di avocado. Ciò significa che un periodo di siccità avrebbe conseguenze disastrose (è quanto avvenuto due anni fa alle piantagioni californiane).
La firma dei ladri
Diverse aziende della zona sono state costrette a ridurre la sicurezza, l’anno scorso, per compensare le perdite dovute al coronavirus. C’è il timore che i furti, alimentati dalla povertà e dalla disoccupazione già prima della pandemia, possano peggiorare con l’acuirsi della crisi sociale… e con l’inarrestabile corsa del prezzo dell’avocado. In un magazzino appena fuori Tzaneen sono impilate casse di plastica, piene, in attesa di essere caricate sui camion. Verranno trasbordate in gran parte su navi e aerei diretti in Europa, il resto sarà distribuito ai punti vendita sudafricani.
Ogni lotto è etichettato con un codice a barre che lo collega all’azienda fornitrice: una delle numerose misure adottate per certificare che il prodotto non è stato rubato. «A occhio nudo c’è un modo ancora più immediato di riconoscere se la merce ha una provenienza lecita», fa presente l’agente di mercato Mauritz Swart, 31 anni, indicando il picciolo di un avocado. «È il peduncolo che collega il frutto al ramo: deve essere mantenuto assolutamente integro con il frutto, per non pregiudicarne la qualità e la conservazione». Durante la raccolta i braccianti fanno attenzione a non strappare quel gambo, che previene i funghi e l’ossidazione. Senza, l’avocado staccato dalla pianta non porterebbe a termine il processo naturale di maturazione e in pochi giorni marcirebbe.
Mercati informali
I ladri non hanno tempo per simili accortezze: d’altro canto sanno che la loro refurtiva sarà venduta nel giro di poche ore sulle strade del Sudafrica. «I predoni degli avocado non possono cogliere i frutti correttamente e la loro maldestra raccolta lascia un segno caratteristico sulla merce rubata». Gli avocado rubati sono facilmente riconoscibili ai bordi delle strade, dove stuoli di commercianti vendono frutta e verdura nei mercati informali che sfamano gran parte della popolazione. Pile di avocado verdi senza picciolo fanno mostra di sé nelle bancarelle in lamiera ondulata che si affollano lungo i marciapiedi. Qui l’avocado costa 30 rand al chilo, sei volte meno che al supermercato. «Impossibile ricevere dai commercianti informazioni sull’origine della merce esposta. L’omertà qui regna assoluta», spiega Swart. «La guerra degli avocado penalizza fortemente i produttori, ma le vittime sacrificali del saccheggio saranno, alla fine, migliaia di braccianti». Mentre sui mercati internazionali il prezzo dell’avocado sfonda ogni giorno un nuovo record.
Boom anche in Italia
Secondo la World Avocado Organisation (Wao), che raggruppa i principali produttori, esportatori e importatori tra Messico, Perù, Sudafrica e Stati Uniti, nel 2020 sono state acquistate nel mondo 900.000 tonnellate di questo frutto esotico, con un aumento del 30% rispetto al 2019. Le vendite globali toccano i tre miliardi di dollari l’anno, con un incremento del 184% nell’ultimo quinquennio. Il trend rialzista è stato trainato dal mercato americano, dove l’avocado – ormai uno degli alimenti più trendy, promosso in particolar modo dai millennial salutisti – è quasi raddoppiato di prezzo in un anno. Ma la crescita di questo superfood è globale.
Secondo i dati di Eurofruit, l’Europa è il secondo mercato al mondo. Nel Regno Unito, nel 2016 le vendite di avocado hanno superato quelle delle arance. È esploso anche il commercio di libri di ricette a base di avocado. Il boom, iniziato nel 2016 e proseguito ininterrottamente fino ad oggi, anche durante la pandemia, è stato trainato dalla grande distribuzione e dall’industria alimentare. I grandi marchi hanno puntato su questo alimento originario dell’America centrale, che grazie anche a un abile marketing è diventato di largo consumo anche per la popolazione occidentale. E il trend è in costante crescita, come ha dichiarato l’amministratore delegato della Wao, Xavier Equiha: «I nostri produttori faticano a stare al passo con gli ordini che arrivano da ogni dove, specie dall’Europa, dove i cittadini stanno scoprendo e apprezzando le straordinarie qualità dell’avocado».
Il frutto aiuterebbe a ridurre i livelli di colesterolo e a regolare la pressione, preservando il cuore. Nei supermercati si trova in ogni stagione, fresco o sotto forma di salse e creme spalmabili (come il celebre guacamole).
Anche in Italia l’avocado vive un momento magico (non a caso è entrato di recente nel paniere Istat). Secondo una ricerca Coop, nell’ultimo anno il suo consumo è aumentato del 78%. In Sicilia, Calabria e Puglia è stata avviata con successo una produzione di qualità che già oggi vale 15 milioni di euro e che promette di crescere in modo esponenziale (le aree della Penisola potenzialmente adatte superano i diecimila ettari).
«Con i cambiamenti climatici arrivano le prime coltivazioni di avocado, mango e bacche di Goji insieme a tante altre produzioni esotiche di largo consumo come le bacche di aronia, le banane e il lime», fa sapere Coldiretti a margine di uno studio sulla produzione di frutta tropicale nel Mezzogiorno, fenomeno esploso per effetto del riscaldamento climatico e destinato a modificare in profondità i comportamenti di consumo nei prossimi anni. E dunque le scelte produttive delle aziende agricole.
Questo articolo è uscito sul numero 5/2021 della rivista. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop