Sta facendo discutere in Africa la sentenza della Corte Internazionale Penale che in settimana ha condannato a 25 anni di prigione l’ugandese Dominic Ongwen, ex bambino soldato, rapito negli anni Ottanta e costretto ad arruolarsi nelle file del Lord’s Resistance Army con cui si è macchiato di crimini orribili. Carnefice o vittima? Ecco la sua storia e le motivazioni della controversa sentenza. Pena giusta? Fateci sapere cosa ne pensate
di Angelo Ravasi
Un ex bambino soldato è stato condannato dalla Corte penale internazionale a 25 anni di prigione per crimini di guerra, stupro, schiavitù sessuale, rapimento, tortura e omicidio. Si tratta di Dominic Ongwen, diventato un comandante del Lord’s Resistance Army (Lra). Ongwen, circa 40 anni, è stato rapito dall’Lra mentre andava alla scuola elementare alla fine degli anni ’80 in Uganda. La sua è una parabola drammatica: da bambino soldato ha scalato i ranghi del gruppo ribelle fino a comandare la brigata Sinia, diventando uno dei combattenti più feroci. All’ex bambino soldato la Cpi ha voluto infliggere una condanna esemplare, anche se il giudice Bertram Schmitt ha detto che la commissione aveva considerato una condanna all’ergastolo – la punizione più severa che può infliggere la corte – ma ha deciso di non farlo perché rapito dall’Lra da bambino.
Ed è proprio su questo punto che sono montate le polemiche e le domande. Soprattutto: è giusto condannare una persona rapita e costretta a combattere sin da piccolo? La sua “carriera” militare farebbe dire di sì, anche se in molti si chiedono se un bambino potesse avere altra scelta se non quella di sopravvivere diventando un combattente a tutto tondo. Sono molti i bambini rapiti, e poi costretti a combattere, drogati e vessati, che hanno raccontato, una volta liberati, che non avevano altra scelta per sopravvivere, l’alternativa era la morte, non sul campo di battaglia, ma per mano dei comandanti. La questione è controversa. Che Ongwen abbia commesso crimini inenarrabili è fuori discussione, ma sembra che i giudici non abbiano preso del tutto in considerazione quello che in gergo tecnico si chiamano “attenuanti”. Gli avvocati della difesa, in fase di processo, avevano sostenuto che la pena non dovesse superare i dieci anni, visto che lui stesso aveva subito da bambino forti traumi ed era stato costretto prima ad arruolarsi e poi a commettere gravi crimini per non essere ucciso. E’ stata fatta una valutazione psicologica? Forse. Ma quei traumi che ha subito da piccolo lo hanno reso il comandante feroce che è diventato? La Corte penale internazionale ha risposto a queste domande, ma solo in parte, riducendo la pena dall’ergastolo a 25 anni di prigione.
La Lord’s Resistance Army (Lra)
Per comprendere cosa è successo a Ongwen occorre capire cosa è stata e cosa è l’Lra. L’esercito del Signore, così come amava chiamarlo il suo fondatore Joseph Kony, nasce nella seconda metà degli anni ‘80 per contrastare la presa di potere in Uganda da parte di un altro ribelle, l’attuale presidente Yoweri Museveni. La caratteristica dell’Lra è da subito quella di mescolare misticismo religioso, tecniche di guerriglia collaudate e brutalità assetata di sangue. L’obiettivo dei Kony era quello di liberare l’Uganda da Museveni e instaurare un regime basato sui Dieci Comandamenti a cui, poi, se ne aggiunge un’altro: vietato andare in bicicletta, pena l’amputazione. La follia di Kony, non ha limiti. Dal combattere il regime, l’azione del suo movimento si trasforma e si scatena anche contro la popolazione civile, in particolare quando gli Acholi si rifiutano di unirsi alla ribellione. Kony perde la testa. Per il leader ribelle i “dieci comandamenti” si traducono nel rapimento sistematico di ragazzi e bambini per trasformarli in docili combattenti – tra questi Ongwen – e giovani donne e bambine per trasformale in schiave domestiche e del sesso. Secondo le Nazioni Unite, in trent’anni di attività, l’Lra ha ucciso più di 100mila persone, rapito tra i 60mila e i 100mila bambini e provocato la fuga di 2,5 milioni di persone dalle loro case e terre.
Nel 2010, l’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha autorizzato il dispiegamento di circa 100 membri delle forze speciali per lavorare con gli eserciti regionali per dare la caccia a Kony, senza successo. L’Lra, oggi, è molto meno attiva e sembra solo sopravvivere alle mutazioni geopolitiche e militari della regione. Viene calcolato che oggi sia composta da poche centinaia di membri sparsi tra la Repubblica democratica del Congo, la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan e il Sudan. Nel 2020 vengono attribuiti all’Lra un omicidio e 169 rapimenti in questa regione. Intanto, Stati Uniti e Unione africana hanno inserito il movimento ribelle e il suo leader nell’elenco dei “terroristi globali”. Di Kony, però, si sono perse le tracce, non si conosce la sua esatta ubicazione. Ricercato dalla giustizia internazionale, ma Kony è sparito nel nulla.
La vicenda di Dominic Ongwen si inserisce in questo quadro. E come lui quanti altri ex bambini soldato sono diventati comandanti loro malgrado o solo per spirito di sopravvivenza e quindi condannabili come Ongwen? Domande, ovviamente, alle quali non può rispondere la Cpi. Ma la questione rimane aperta.
E’ giusto infliggere loro pene così gravi, senza prendere in considerazione il contesto in cui sono avvenute? Non si tratta , certo, di concedere l’impunità. Sul capo di Ongwen pendevano oltre 70 capi di imputazione, per 61 è stato ritenuto colpevole. Rimane ancora una domanda. Ongwen si è reso responsabile degli stessi crimini che gli erano stati inflitti da bambino – per questo la Cpi lo ha condannato a 25 anni di carcere – ma poteva avere un’alternativa? Nessuno lo sa. Solo Ongwen può saperlo e semmai raccontarlo. In ogni caso, i reati ci sono e l’impunità non può diventare una scappatoia.
(Angelo Ravasi)