di Céline Camoin
Il capo tradizionale di Bamenyam ha pubblicato un comunicato stampa in seguito all’attacco terroristico che ha preso di mira la località martedì 21 novembre, provocando 9 morti (tra cui esponenti di altri villaggi), diversi rapiti e feriti, case e negozi incendiati, moto rubate, nella località della regione dell’Ovest del Camerun.
Il re tradizionale Mouzie Moko Rodrigue parla di un “massacro di una tale atrocità, una tragedia di incredibile violenza, non troviamo parole sufficienti per descrivere il dolore che ci assale. (…). Le famiglie sono immerse nel caos in seguito alla perdita dei propri cari. Cosa abbiamo fatto per meritare questo!”.
Il leader tradizionale si rivolge al popolo Tieughah, affermando che lo scopo di queste forze oscure è seminare il terrore. “La nostra comunità, fiera e coraggiosa, rimarrà in piedi (…) Abbiamo sormontato di peggio, quando, di fronte a un silenzio colpevole, grazie alla nostra ammirevole solidarietà collettiva abbiamo fronteggiato aggressioni e occupazioni di terre”.
Il saggio invita a parlare il linguaggio della pace, più raffinato di quello della vendetta, e di un mutuo conforto, per sormontare la psicosi. Annuncia la creazione di un’unità di crisi e invita a un’indagine per determinare gli autori del massacro. Si sospettano miliziani separatisti anglofoni di essere autori dell’attacco. Secondo un media indipendente, il cosiddetto “capo Daniel” avrebbe rivendicato.
Il ministero della Comunicazione si è espresso, affermando che gli assalitori erano vestiti in divisa simile a quella delle forze armate. Aggiunge che l’intervento delle forze di sicurezza ha permesso di respingere gli assalitori e di liberare 4 delle 5 persone sequestrate.
“Il governo condanna con la massima energia questo crimine odioso contro popolazioni innocenti impegnate nelle proprie attività quotidiane”, si legge. Il governo assicura che farà il possibile per trovare i responsabili e che sono in corso operazioni di ricerca. Invita la popolazione del dipartimento dei Bamboutos a collaborare con le forze di sicurezza.
Analisti indipendenti sottolineano che i camerunesi sono stanchi di sentire condanne che non sono seguite da fatti. Sono ormai sei anni che continua il conflitto tra i ribelli ambazoniani e il governo centrale. Le prime vittime sono civili inermi.