di Claudia Volonterio
Una tradizione secolare, quella dei tatuaggi in Marocco, comuni tra i popoli berberi sia per gli uomini che per le donne, che resiste ancora oggi. Dagli anni Settanta i disegni sulla pelle hanno cominciato ad assumere il peso del tabù. Questa forma d’arte è stata disapprovata, soprattutto sulla donne. Solo negli ultimi tempi si è riscontrato un rifiorire di questa antichissima e simbolica arte: complice una mostra a Casablanca che vuole celebrarne il valore.
Mettere in mostra i tatuaggi, sia sui corpi che nelle sale d’esposizione dei musei può essere un modo per combatterne il tabù che ha preso piede negli ultimi decenni in Marocco. Questa sembra essere l’intenzione di una mostra in corso all’Istituto Francese di Cultura a Casablanca, che vuole celebrare questa antica arte, diffusa tra i popoli berberi. La mostra “Wise Women“, riporta Afp, espone 12 profili serigrafati creati da Aïda, una tatuatrice marocchina che vive in Francia.
Al centro delle serigrafie ci sono le donne berbere e la mostra vuole rendere omaggio a loro, che storicamente hanno sempre indossato con orgoglio i tatuaggi.
La pratica del tatuarsi il corpo fa parte del tessuto culturale del popolo Amazigh. I tatuaggi, realizzati con ago e inchiostro o con l’henné, raccontano storie, identità, tradizioni e spaziano da motivi geometrici a simboli dal forte significato. Alcuni raffigurano la guerra o la cavalleria. Come riporta il blog adartravel.com, tatuarsi per le donne berbere era un gesto per segnare un rito di passaggio: un modo per significare momenti particolari della vita delle giovani donne, come la pubertà, il matrimonio o per celebrare la bellezza femminile. Il tatuaggio poteva rappresentare anche una forma di protezione, molti simboli racchiudevano un forte significato spirituale. Le zone predilette del corpo per i tatuaggi tra i popoli berberi erano spesso il viso e le mani.
Il tatuaggio berbero è antichissimo, diverse fonti ritengono che risalga a prima del diffondersi dell’Islam nel Nord Africa. Le testimonianze archeologiche fanno luce sull’antichità della body art.
Circa quarant’anni fa, negli anni Settanta, l’atteggiamento nei confronti del tatuaggio in Marocco è cominciato a cambiare, riporta Afp. Un sentimento di disapprovazione della società ha preso il sopravvento, soprattutto per le donne. Tra quelle più anziane si possono osservare ancora oggi diversi tatuaggi tradizionali, che hanno segnato l’identità e la cultura di un popolo.
Negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando: sono aumentati gli studi di tatuaggi nelle grandi città come Rabat o Casablanca. Una più larga diffusione e una cura maggiore nella creazione di studi specializzati hanno migliorato il sentimento verso questa pratica.
“Se torniamo indietro di 10 anni, scopriamo che in Marocco il tatuaggio era riservato quasi solo agli uomini, perché i genitori delle donne non permettevano loro di farsi tatuare, soprattutto perché i luoghi dove si realizzavano non erano in grandi condizioni e godevano di una cattiva reputazione”, spiega ad Afp Gaëtan Pellan, direttore dell’Istituto francese di Casablanca. “Non c’erano grandi studi come oggi, con una buona reputazione dove i genitori possono andare con le loro figlie per accertarsi delle sicurezza. Ora l’attività degli studi è in espansione e la clientela è 50% uomini e 50% donne.”