di Céline Camoin
La Repubblica Democratica del Congo (Rdc) sta attraversando “una delle crisi umanitarie più gravi, complesse e trascurate di quest’epoca”: è l’allarme lanciato dalla rappresentante del Segretario generale in Rdc, Bintou Keita, davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu a New York.
La diplomatica ha puntato il dito contro il gruppo armato M23 che occupa le città del Nord Kivu e alle sue incursioni nel Sud Kivu, nonostante diverse operazioni effettuate dalle Forze armate congolesi (Fardc), regolarmente appoggiate dalla missione Onu (Monusco) e da quella della comunità dell’Africa australe, la Samidrc. Nelle ultime due settimane, l’M23 ha conquistato diversi siti strategici nel Nord Kivu, tra cui la città di Kanyabayonga, a cavallo dei territori di Lubero e Rutshuru.
“Come ha dimostrato il gruppo di esperti che fa capo al Comitato per le sanzioni istituito dal Consiglio, il governo ruandese ha aumentato il suo sostegno all’M23, consentendogli di ottenere significative conquiste territoriali nell’est della Rdc. La rapida escalation della crisi dell’M23 comporta il rischio reale di provocare un conflitto regionale più ampio”, ha sostenuto Bintou Keita.
Oltre all’escalation della crisi dell’M23, il capo della Monusco ha criticato la serie di attacchi dei ribelli delle Adf, dello Zaire e delle milizie Codeco nella provincia dell’Ituri, che hanno causato quasi 300 ulteriori vittime nel periodo coperto da questo rapporto. Le Adf sono penetrate più volte anche nel territorio di Lubero (Nord Kivu), uccidendo più di 90 persone, tra il 4 e il 7 giugno scorso in angoli isolati di questo territorio.
Bintou Keita ha riferito che l’escalation della violenza nell’est continua a causare massicci spostamenti di popolazione, esacerbando una situazione umanitaria già disastrosa. In totale, la Rdc conta oggi 7,3 milioni di sfollati, di cui 6,9 milioni solo nelle province della parte orientale. Ha notato che la crescente vicinanza delle linee del fronte e la presenza di armi (compresa l’artiglieria pesante) all’interno e attorno ai campi per sfollati interni e ai siti spontanei compromettono considerevolmente la sicurezza delle popolazioni sfollate e residenti. Almeno 15 attentati hanno colpito i luoghi degli sfollati o le loro immediate vicinanze, uccidendo quasi 30 persone e ferendone molte altre.
In questo contesto complesso, la Monusco ha continuato a sostenere le operazioni militari delle Fardc, formando, tra l’altro, 500 nuove reclute. La Monusco si è intanto ritirata dal Sud-Kivu, seguendo il piano di disimpegno graduale della missione, come richiesto dalle autorità congolesi. La rappresentante Onu ha tuttavia sottolineato che la soluzione alla crisi dovrebbe essere politica, più che militare.