di Stefania Ragusa
Ci sono varie buone ragioni per acquistare e leggere questo volume. La principale è che rappresenta, in un certo senso, il libro che mancava, ossia un testo agile e unitario, utilmente schematico e graficamente accattivante, per avere sottomano un argomento immenso e poco conosciuto: la black history. Dalla preistoria africana a Black Lives Matter, passando attraverso i grandi imperi africani, le chiese di Lalibela, la tratta atlantica, la rivoluzione di Haiti, le leggi Jim Crow e l’elezione di Obama, Il libro della Black History, riunisce e propone in modo divulgativo (grazie a tabelle e timelines) snodi storici che non trovano usualmente cittadinanza nei manuali scolastici e nelle narrazioni dominanti. Un altro è che alla sua realizzazione hanno concorso studiosi rinomati, a partire da David Olusoga, che firma la prefazione e che molti conoscono quale autore di Black and British: a forgotten History, un testo – da cui è stata ricavata anche una serie tv trasmessa da Bbc – che ha scosso le coscienze in Gran Bretagna e anche altrove.
Approcciandosi a esso è utile però avere chiari due elementi. Il primo è che il livello di approfondimento è, per forza di cose, minimo. Non sarebbe stato possibile, d’altra parte, ricostruire secoli di vicende transcontinentali in un tomo solo se non a condizione di restare in superficie e fare molti tagli. Il secondo è che la black history, menzionata nel titolo, non è la storia dell’Africa o delle Afriche ma una narrazione che rimanda a una categoria identitaria, la blackness, e ha un’intenzione celebrativa. Nella citata prefazione Olusoga lo dice chiaramente. In reazione alla rimozione dell’Africa dalla storia del mondo e al razzismo scientifico teorizzato dall’Occidente, «la salvaguardia e la celebrazione della storia dei neri hanno assunto un valore quasi sacro per molte persone di colore». Questo non toglie – ed è sempre Olusoga in qualche modo a ricordarlo – che la storia africana, anche fuori da una prospettiva identitaria, riguardi l’intera umanità. Averla rimossa e relegata ai margini, come accaduto negli ultimi secoli, ha costituito un danno generalizzato, che ha privato tutti di opportunità e conoscenza. Il libro della Black History la rimette in gioco, da una prospettiva militante, tralasciando le ombre e sottolineando le luci (come in qualsiasi “storia monumentale” di nietzschiana memoria) e postulando un continuum quasi epico che va dagli antichi egizi a George Floyd.
Il libro della Black History, di AA. VV., Gribaudo, 2022, pp.336, €22