Essere perquisiti sotto la minaccia delle armi della polizia militare in quanto neri: succede a Ipanema, un quartiere ricco di Rio de Janeiro, Brasile. Un episodio fin troppo comune nel Paese, ma questa volta a essere perquisiti sono stati quattro adolescenti, tre dei quali figli di diplomatici del Burkina Faso, Gabon e Canada. La vicenda è stata ripresa da una telecamera di sicurezza e un’ondata di indignazione si è alzata dopo che questi video sono circolati in rete, pubblicati dalla madre dell’unico ragazzo bianco del gruppo.
I quattro giovani studenti di Brasilia, riporta il Guardian, si trovavano a Rio per una vacanza di cinque giorni, per la prima volta senza genitori. Un momento di spensieratezza pensato per festeggiare la fine della scuola, che si è trasformato in un incubo. Mercoledì scorso, dopo una giornata passata in spiaggia, i giovani si sono recati a Ipanema e, poco prima di entrare in un edificio, sono stati fermati da una pattuglia della polizia militare. Due agenti hanno ordinato ai giovani di mettersi davanti a un muro e hanno cominciato a perquisirli, sotto la minaccia delle armi.
La natura razzista dell’episodio è stata sottolineata dalla madre del ragazzo bianco, Rhaiana Rondon, specificando che dal video emerge come i ragazzi neri siano stati subito individuati dalla polizia e trattati in modo diverso rispetto a suo figlio. “L’ufficiale ha trattato mio figlio molto più delicatamente perché è bianco, mentre i tre giovani neri avevano le pistole puntate alla testa. I filmati, le testimonianze e i resoconti dei ragazzi sono chiari: la perquisizione era razzista”, ha riferito al Guardian.
Indignata la reazione di Julie-Pascale Moudoute-Bell, moglie dell’ambasciatore del Gabon, che ha alla TV Globo ha commentato: “La polizia è lì per proteggere. Come potevano puntare le pistole alla testa di ragazzini di 13 anni? Confidiamo nel sistema giudiziario brasiliano e vogliamo giustizia, tutto qui”.
Venerdì gli ambasciatori di Gabon, Burkina Faso e Canada sono stati invitati al Ministero degli Esteri a Brasilia, dove hanno ricevuto le scuse formali del governo brasiliano. Attualmente il caso è in mano alla polizia civile che gestisce le indagini, tramite due unità, la Stazione di assistenza turistica e Crimini razziali. Il Ministero ha inoltre affermato di aver invitato il governo dello stato di Rio a “garantire un’adeguata responsabilità degli agenti di polizia coinvolti nell’incidente”.
Rimane tuttavia l’amarezza di una vicenda ancora troppo comune e non solo in Brasile. Secondo un rapporto di Amnesty International nel 2022, delle oltre 1.300 persone uccise dalla polizia a Rio, l’87% erano neri, una cifra che supera di gran lunga la percentuale di afro-brasiliani nella popolazione che è del 58%.