di Andrea Spinelli Barrile
Il Kenya ha lanciato un appello per portare sul tavolo di discussione sulla crisi climatica anche la fauna selvatica, minacciata dalla mancanza d’acqua o dalla riduzione dell’habitat. Specie iconiche come elefanti, rinoceronti bianchi e neri, leoni, iene, ghepardi e molti altri rischiano letteralmente di scomparire, vittime degli impatti del cambiamento climatico.
Il Kenya si è appellato alla comunità internazionale affinché il settore della fauna selvatica sia incluso nell’agenda sui cambiamenti climatici e che la fauna selvatica diventi così uno dei temi sul tavolo dei colloqui globali per mitigare i cambiamenti climatici. Lo riporta il quotidiano The Star, che cita il segretario per la fauna selvatica del ministero del Turismo del Kenya, Shadrack Ngene: “Le discussioni sulla fauna selvatica dovrebbero essere parte dell’agenda poiché anche loro subiscono gli impatti del cambiamento climatico come noi”.
Il censimento del 2021 ha mostrato che il Kenya ha 36.280 elefanti, rinoceronti neri (897), rinoceronti bianchi (842), rinoceronti settentrionali (2), leoni (2.589), iene (5.189), ghepardi (1.160), licaoni (865) e bufali (41.659). Altri animali sono la giraffa Masai (13.530), la giraffa reticolata (19.725), la giraffa della Nubia (938), la zebra comune (121.911), la zebra di Grevy (2.649), l’eland (13.581), l’alcelafo (7.332), lo gnu (57.813) e la gazzella di Grant (66.709). Tuttavia, gli impatti del cambiamento climatico minacciano di spazzare via queste specie iconiche: il 5 novembre 2022, il Wildlife research and training institute (Wrti, l’ente keniano che si occupa dei parchi e della fauna selvatica) ha pubblicato un rapporto che mostrava che la maggior parte di queste specie erano morte a causa della mancanza di acqua e pascoli.
“Come Dipartimento di Stato, stiamo facendo ciò per identificare tutte le misure di mitigazione, adattamento e resilienza necessarie, e poi stanziare un budget per esse in modo da poter anche mobilitare le risorse necessarie per garantire che il settore della fauna selvatica possa affrontare i problemi legati al cambiamento climatico” ha detto Ngene, annunciando che il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici nel settore della fauna selvatica per il Paese sarà lanciato l’anno prossimo.
Il Wrti, in uno studio, mostra che nelle precedenti due stagioni (da ottobre 2021 a maggio 2022) il Paese ha ricevuto precipitazioni inferiori alla media e sono stati registrati più di 1.000 decessi: le specie più colpite sono gli gnu, le zebre comuni, gli elefanti, le zebre di Grevy e i bufali, con gli ecosistemi di Amboseli, Tsavo e Laikipia-Samburu che sono stati i più colpiti. Secondo le statistiche, in quel periodo sono morti 512 gnu, 381 zebre comuni, 205 elefanti, 49 zebre di Grevy e 51 bufali. È già in corso una seconda fase del censimento nazionale della fauna selvatica.
Attualmente il governo del Kenya protegge il 19% del suo territorio, di cui l’8% è costituito da parchi e riserve e l’11% da riserve comunitarie o private: Ngene ha detto che lo Stato ha dovuto fornire un’alimentazione mirata per alcune specie di animali selvatici come la zebra di Grevy durante la siccità e ha detto anche che il Paese sta cercando di espandere le riserve comunitarie dall’11% al 20% entro il 2030, potenziando le aree per la cattura della Co2 e promuovendo un turismo sostenibile attraverso la governance e i piani di utilizzo del territorio. “Il settore della fauna selvatica nel paese contribuisce molto al raggiungimento di ciò che vogliamo ottenere in termini di mitigazione del clima, adattamento e resilienza” ha detto Ngene: il Kenya ospita 25.000 specie animali, tra cui molti grandi mammiferi, 7.000 specie di piante e 2.000 specie di funghi e batteri