di Claudia Volonterio
Quando si parla di capelli “afro” non si affronta mai solo un discorsi di estetica, ma d’identità, storia, radici e discriminazione. Oggi molti creator che lavorano con i social in Africa utilizzano questi mezzi come megafono sociale. Tra le questioni c’è il tentativo di creare consapevolezza e aiutare le giovani donne ad accettare la naturale bellezza dei propri capelli afro. In prima linea c’è la tiktoker sudafricana Jade Oliver, conosciuta anche come Afrolecia.
Si chiama Jade Oliver, la creator sudafricana conosciuta sui social come Afrolecia. Il suo nome è balzato alle cronache del paese per aver ottenuto il titolo di Africa Rising Creator of the Year ai TikTok Top Creator Awards che si sono svolti a Johannesburg, in Sudafrica. Al centro il suo impegno a favore dell’accettazione e valorizzazione dei capelli afro naturali. Il suo viaggio nel mondo dei capelli è cominciato qualche tempo fa. Oliver si era accorta di una lacuna nel mercato per quanto riguarda lo styling dei capelli afro naturali, che non riguardasse le acconciature (le treccine, per esempio).
Approcciarsi a questo mondo ha significato affacciarsi a delle sfide, racconta la creator a OkayAfrica. “C’è ancora un certo stigma intorno ai capelli naturali”, spiega Afrolecia. I suoi contenuti in genere mostrano varie tecniche di styling su misura per questa tipologia di capelli.
Ora la tiktoker si prepara a lanciare la sua linea di prodotti naturali per la cura dei capelli. Afrolecia Hair Care sarà realizzato con ingredienti di provenienza locale e sarà, “naturale al 100%”, spiega alla medesima fonte.
Attraverso il suo racconto social sui capelli, la creator sta in realtà facendo molto di più che parlare di capelli. Al centro ci sono questioni come l’identità, celebrare la diversità e dare agli altri il potere di fare lo stesso.
Una storia, quella dello stigma dei cosiddetti “Black hair” che ha radici lontane. Il forte significato politico e identitario dei capelli afro si comprende oggi guardando alla storia. Durante la tratta degli schiavi, uno dei modi per spogliare le persone della loro identità e cultura era proprio quello di rasare forzatamente i capelli. Durante l’epoca coloniale, riporta Alfemminile, molte donne africane furono costrette a tagliare i propri capelli per non destare l’attenzione degli uomini o attivare la frustrazione delle donne bianche. Con il tempo, nelle culture occidentali ha fatto breccia una vera e propria stigmatizzazione dei capelli afro, che ha portato diverse donne nere a ricorrere a metodi per “normalizzare” la propria capigliatura con il modello occidentale e dominante, arrivando a percepire i propri capelli come “brutti” o disordinati, inglobando una visione negativa dei propri capelli naturali, che è parte di una cultura con tracce di colonialismo ancora irrisolte. Metodi che minano non solo il capello in sé, soggetto a trattamenti aggressivi, ma anche un simbolo di cultura e storia.
Oggi sempre più giovani sono in prima linea nel continente e nella diaspora e non solo per portare avanti e sostenere la bellezza dei capelli naturali afro, aprendo anche saloni di bellezza specializzati nella loro cura.