di Valentina Geraci – Centro studi AMIStaDeS APS
Si è appena conclusa la seconda edizione di “Pontos – Euromediterraneo in dialogo festival”, svoltasi a Genova dal 15 al 17 gennaio 2025. Ne è emersa una riflessione profonda sull’ambiente e il Mediterraneo come “patrimonio comune”. Promossa da Nuovi Profili e diverse realtà locali, l’edizione ha coinvolto giovani, esperti e artisti in una serie di panel, workshop, talk e interventi musicali ed artistici. Il festival ha messo al centro il dialogo interculturale, l’intersezionalità e l’inclusività, con un’attenzione particolare alla cittadinanza globale e alla partecipazione diffusa.
Si è concluso ieri, venerdì 17 gennaio, la seconda edizione di “Pontos – Euromediterraneo in dialogo festival”, che per tre giorni ha trasformato Genova in un vivace laboratorio di idee, cultura e dialogo. Dal 15 al 17 gennaio, la seconda edizione dell’evento ha celebrato il Mediterraneo non solo come mare, ma come crocevia di connessioni, scambi e relazioni. Tema centrale dell’edizione: “L’ecosistema Mediterraneo. Patrimonio comune”: un invito a riflettere sul valore condiviso di questo spazio e sulle sfide che lo attendono.
Promosso dall’associazione Nuovi Profili – nata dall’impegno di giovani con background migratorio e non, con l’obiettivo di promuovere l’educazione alla mondialità e l’intercultura – il Pontos Festival 2025 ha riaffermato il suo ruolo come piattaforma per la cittadinanza globale. Realizzato in collaborazione con scuole, istituzioni locali e organizzazioni internazionali, l’evento ha riunito giovani, artisti, esperti e rappresentanti istituzionali per immaginare e co-progettare un futuro condiviso. Il sostegno di partner di rilievo, tra cui l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e la Fondazione Compagnia di San Paolo, ha conferito al festival una forte dimensione internazionale.
La scelta di Genova come sede del Pontos Festival 2025 non è stata casuale. Città storicamente legata al mare, Genova si è trasformata in un palcoscenico diffuso, accogliendo il festival in luoghi come il Palazzo Ducale, la Biblioteca Universitaria, l’Acquario e il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana, il Teatro Agorà LaClaque. Questa formula ha permesso di portare il dialogo interculturale nel cuore della città, intrecciandolo con la sua storia e coinvolgendo attivamente la comunità locale.
L’obiettivo del Pontos Festival 2025 è stato promuovere l’internazionalità e la cittadinanza globale, creando uno spazio di incontro e confronto tra culture diverse. Attraverso il dialogo interculturale, l’evento ha voluto stimolare la riflessione sul ruolo del Mediterraneo come ponte tra popoli e come strumento per costruire un futuro condiviso. “Il Mediterraneo non è un confine, ma un ponte” ha dichiarato SiMohamed Kaabour, direttore del festival. “Il nostro obiettivo è costruire un futuro dove le diverse culture possano convivere e cooperare per affrontare le sfide globali.”
Le parole di SiMohamed rispecchiano perfettamente lo spirito del Pontos Festival 2025, che ha voluto enfatizzare l’importanza di un dialogo costruttivo, intersezionale e partecipato come elemento essenziale per superare le difficoltà del mondo contemporaneo e promuovere una società più equa e inclusiva. Con questa visione, il festival si è confermato come un’opportunità per riflettere sulle sfide globali, ma anche come un luogo dove immaginare soluzioni comuni.
Al centro del Festival ci sono stati i giovani, con il loro entusiasmo e la loro visione del futuro. Studenti liceali e universitari hanno animato laboratori, presentazioni e dibattiti su temi cruciali come il cambiamento climatico, la sostenibilità ambientale e la necessità di una cooperazione internazionale. SiMohamed Kaabour ha ribadito: “Rilanciare il concetto di cittadinanza mediterranea è essenziale per costruire un futuro condiviso, dove le nuove generazioni possano essere protagoniste di un dialogo intergenerazionale e interculturale.”
La questione del Mediterraneo come bene comune è stata quindi affrontata non solo come una sfida ambientale, ma come una responsabilità collettiva, che coinvolge tutti i paesi che si affacciano su questo mare, per garantire la sopravvivenza delle comunità locali e preservare un ecosistema vitale per le generazioni future.
Il festival ha celebrato la cultura come strumento di unione, grazie a un programma artistico che ha saputo mescolare tradizione e innovazione. Un esempio di questa fusione tra tradizione e modernità è stato il laboratorio di songwriting, condotto dal rapper Amir Issa, che ha guidato i partecipanti nel raccontare le proprie storie attraverso le rime, esplorando temi cruciali come l’identità e l’inclusione. In parallelo, la Barca d’Intrecci, realizzata sotto la guida dell’artista Jonida Xherri, è diventata il simbolo tangibile di un Mediterraneo intrecciato di speranze e sogni condivisi.
Le serate del festival si sono concluse in grande stile con l’open mic, concerto e open dancefloor al Teatro LaClaque, che ha visto salire sul palco artisti come UHLA, NUNY, F.U.L.A., NOX, VAGO e GUESAN, Dj MABEL & LAHASNA. Le loro performance hanno incarnato la vitalità di un Mediterraneo che si rinnova, portando sul palco una musica che fonde tradizione e innovazione tra una sponda e l’altra.
Attraverso il dialogo, l’arte e la riflessione, “questo festival non si è mostrato solo come un evento quanto piuttosto come una chiamata all’azione per costruire un Mediterraneo che non sia solo un mare, ma un luogo di incontro” ha dichiarato Silvia Nocentini, direttrice creativa dell’evento e Founder di NoOx Worldwide.
“Un Mediterraneo che unisce, ispira e trasforma.”
Genova, con il suo respiro internazionale e la sua storica vocazione marittima, lascia in eredità al prossimo anno una promessa: continuare a essere un crocevia di storie, culture e visioni, riaffermando il ruolo del Mediterraneo come un mare che non divide, ma che unisce. Un mare che, ascoltando tutte le voci, si fa spazio di dialogo, di opportunità e di speranza per le generazioni future.