«L’aumento delle temperature e del livello del mare, il cambiamento dei modelli delle precipitazioni e condizioni meteorologiche più estreme stanno minacciando la salute e la sicurezza umana, la sicurezza alimentare e idrica e lo sviluppo socio-economico in Africa», a parlare decisamente chiaro è il nuovo rapporto State of the Climate in Africa 2019, una pubblicazione multi-agenzie Onu che, guidata dalla World meteorological organization (Wmo) e realizzata in collaborazione con i grandi istituti meteorologici mondiali e africani, analizza le tendenze climatiche attuali e future e i loro impatti sull’economia e sui settori sensibili come l’agricoltura.
Ciò che emerge dalle ricerche relative al 2019 è che lo scorso anno è stato tra i tre anni più caldi mai registrati in Africa; una tendenza, questa, che pare essere destinata a proseguire: le ultime previsioni decennali, infatti, che coprono il periodo 2020 – 2024, mostrano un continuo riscaldamento e una diminuzione delle precipitazioni, soprattutto nell’Africa settentrionale e meridionale, e un aumento delle precipitazioni nel Sahel.
Numerosi sono stati gli eventi drammatici che, legati al cambiamento climatico, hanno interessato l’Africa nel 2019 ma anche nel 2020. Lo dice il rapporto, ma li abbiamo seguiti “tutti” con preoccupato interesse. Dal ciclone tropicale Idai che ha devastato il Mozambico alle alluvioni che hanno sommerso il Corno d’Africa che usciva dall’opposta condizione di estrema siccità del 2018. Da maggio a ottobre 2019, inoltre, inondazioni hanno colpito anche il Sahel e le aree circostanti.
Le conseguenze di questi devastanti e repentini cambiamenti climatici si fanno sentire in ambito economico e, ovviamente, umano. A risentirne in primo luogo è infatti l’agricoltura, spina dorsale dell’economia africana: la maggior parte della popolazione di tutto il continente trae la propria sussistenza dalle colture. Secondo la Fao, «dal 2012, nei Paesi dell’Africa subsahariana inclini alla siccità, il numero di persone denutrite è aumentato del 45,6%».
I danni dei cambiamenti climatici investono però anche la salute della popolazione in tutta l’Africa: come precisa il rapporto, infatti, «temperature più calde e precipitazioni più elevate aumentano l’idoneità dell’habitat per gli insetti pungenti e la trasmissione di malattie trasmesse da vettori come la febbre dengue, la malaria e la febbre gialla». Pare, inoltre, che, «nuove malattie stanno emergendo in regioni dove prima non erano presenti. Si stima che nel 2017 il 93% dei decessi globali per malaria si sia verificato in Africa. Le epidemie di malaria si verificano spesso dopo periodi di piogge insolitamente abbondanti. Inoltre, il riscaldamento negli altopiani dell’Africa orientale sta consentendo alle zanzare portatrici di malaria di sopravvivere ad altitudini più elevate».
Lo State of the Climate in Africa mette in luce anche il fenomeno dell’innalzamento del livello del mare che ha raggiunto i 5 mm all’anno in diverse aree oceaniche e ha superato i 5 mm all’anno nell’Oceano Indiano sudoccidentale, dal Madagascar verso est verso e oltre Mauritius, più dell’innalzamento medio globale del livello del mare di 3-4 mm all’anno. Inoltre richiama l’attenzione anche su una problematica decisamente dannosa: l’erosione delle coste che si sta verificando soprattutto in Africa occidentale. Circa il 56% delle coste di Benin, Costa d’Avorio, Senegal e Togo si stanno erodendo e si prevede che in futuro la situazione peggiorerà.
Il rapporto fa anche notare gli sforzi che l’Africa ha compiuto per gestire la sua drammatica situazione climatica: «molte nazioni africane, ad esempio, si sono impegnate a passare all’energia verde in un lasso di tempo relativamente breve», si legge.
Lo era già, ma grazie a questo documento è ancora più chiaro: è urgente un’azione collettiva per far fronte al cambiamento climatico in Africa e nel mondo intero.
(Valentina Giulia Milani)