A maggio, un gruppo di Ong e associazioni sarà a Ustica per ricordare i libici che vi furono deportati dal 1911 e che qui sono sepolti in un piccolo cimitero. Scopo dell’iniziativa sarà chiedere che lo Stato italiano si assuma le sue responsabilità storiche, anche con l’istituzione di una Giornata della memoria delle vittime del colonialismo italiano.
“Pochi lo sanno, anche perché non ce n’è traccia nei libri di scuola, ma c’è stato un tempo in cui l’Italia deportava nelle piccole isole gli oppositori libici alla colonizzazione della loro terra e ve li lasciava morire” esordisce il comunicato diffuso dall’Ong Un ponte per, che promuove la manifestazione.
“Il fenomeno – spiegano i promotori della missione – è iniziato nel 1911”. In quella data, dopo la sanguinosa battaglia tra l’esercito italiano e le truppe libco-ottomane a Shara Shatt, “l’occupante rispose con una “caccia all’arabo” e l’esecuzione sommaria di migliaia di persone. Altre, forse 4.000, furono frettolosamente imbarcate senza processo per Favignana, le Tremiti, Gaeta e per Ustica”.
Le deportazioni continuarono negli anni seguenti, almeno fino al 1934: non erano solo oppositori trovati con le armi in pugno o dissidenti, ma anche semplicemente persone influenti, professionisti o semplici passanti rastrellati per caso. L’Italia decapitava così la società tripolina nella speranza di impedire una resistenza, che invece riprese nel 1915.
“Le condizioni di detenzione furono durissime, come testimoniano le poesie scritte durante la prigionia da Fadil al Shamani, poeta e partigiano di Tobruk deportato nel 1912. Almeno un terzo dei deportati ne morirono”, sottolineano da Un ponte per.
Dal 15 al 18 maggio, “andremo a Ustica a deporre un fiore su quelle tombe e piantare un ulivo in omaggio alle vittime dell’Italia coloniale, a cui la Repubblica non ha ancora chiesto scusa” proseguono gli attivisti.
“Ripudiamo e denunciamo il colonialismo, italiano ed europeo – aggiunge il comunicato – anche in tutte le forme in cui continua ad esprimersi oggi”. La manifestazione, intitolata Tracce coloniali vuole ricordare anche il confino degli antifascisti italiani sull’isola.
Infatti, sulle stesse isole dove venivano deportati, anche dall’Italia liberale, gli oppositori libici alla colonizzazione, verranno poi confinati importanti antifascisti come Antonio Gramsci.
L’elenco delle organizzazioni aderenti, ancora in aggiornamento, include Arci, Rete Yekatit12/19Febbraio, Italiani senza cittadinanza, Unione degli Universitari, Anpi, Cgil, Convenzione per i diritti nel Mediterraneo e L’Altra Storia APS.