di Gianfranco Belgrano
Due nazioni francofone, le ex colonie francesi Togo e Gabon, hanno fatto ufficialmente ingresso nel Commonwealth, l’organizzazione creata in origine da Londra per mantenere i legami con le sue ex colonie. Riuniti la settimana scorsa a Kigali, in Rwanda, i capi di governo del Commonwealth hanno accettato le candidature dei due Paesi africani durante la sessione conclusiva. La decisione fa seguito alle espressioni formali di interesse da parte di Gabon e Togo e alle consultazioni con i Paesi membri. Il Rwanda era stato l’ultimo Paese ad aderire al Commonwealth, nel 2009.
Nell’accogliere l’annuncio, il Segretario generale del Commonwealth, Patricia Scotland, ha detto: “Il Commonwealth, che ha iniziato con otto nazioni nel 1949, è cresciuta fino a raggiungere adesso 56 nazioni. La nostra continua crescita, al di là della nostra storia, riflette i vantaggi dell’appartenenza al Commonwealth e la forza della nostra associazione. Sono entusiasta di vedere questi vivaci Paesi unirsi alla famiglia del Commonwealth e dedicarsi ai valori e alle aspirazioni della nostra Carta”.
Il Gabon è un Paese scarsamente popolato di due milioni di persone, confinante con il Camerun – anch’esso membro del Commonwealth -, la Guinea Equatoriale e la Repubblica del Congo. Situato sulla costa occidentale dell’Africa centrale, è un paese fortemente boscoso e destinato a svolgere un ruolo importante nel commercio dei crediti di carbonio per combattere il cambiamento climatico.
Il Togo confina con il Ghana, membro del Commonwealth, il Benin e il Burkina Faso. Ha una popolazione di circa 7,8 milioni di persone.
Nessuno dei due Paesi ha un legame storico con il Commonwealth: entrambi hanno ottenuto l’indipendenza dalla Francia negli anni Sessanta.
Ma quanto può valere entrare nell’ormai grande famiglia del Commonwealth? Secondo Patricia Scotland, segretario generale dell’organizzazione nata sulle ceneri dell’impero britannico e andata ormai oltre le ex colonie di Londra, già oggi il commercio tra i Paesi membri vale 700 miliardi di dollari. Ma l’obiettivo, anche alla luce degli ultimi due ingressi ovvero Togo e Gabon (ammessi sabato nella riunione dei capai di governo del Commonwealth tenuta a Kigali), è di superare i 2 trilioni di dollari entro il 2030.
Il Commonwealth è un’associazione che conta oggi 56 nazioni per un totale di 2,5 miliardi di abitanti, con un prodotto interno lordo collettivo che si prevede salirà a 19,5 trilioni di dollari nei prossimi cinque anni. Se le radici dell’organizzazione affondano nell’Impero britannico, oggi qualsiasi Paese può presentare una petizione per entrare a farne parte e i quattro membri più recenti, tra cui Gabon, Togo e Rwanda, non hanno legami storici con il Regno Unito.
“In passato, alcuni Paesi africani non avevano relazioni con i Paesi del Pacifico o con i Paesi anglofoni”, ha detto Michael Moussa-Adamo, ministro degli Esteri del Gabon, Paese in gran parte francofono. “Ci stiamo allargando e stiamo ottenendo nuovi partner internazionali, rafforzando la nostra economia”.