La Confederazione degli Stati del Sahel è ormai una realtà, confermata dalla Dichiarazione di Niamey adottata sabato nella capitale del Niger, tra i capi di Stato dei membri fondatori, Abdourahamane Tiani del Niger, Assimi Goita Goita del Mali e Ibrahim Traoré del Burkina Faso, alla guida di quello che era finora noto come “Alleanza degli Stati del Sahel”, Aes secondo l’acronimo francese. Va ricordato che i tre protagonisti sono tutti arrivati al potere attraverso colpi di Stato militari.
Sicurezza, sviluppo, coesione sociale: questi i punti cardinali delle linee guida tracciate dalle tre giunte golpiste del Sahel, ormai fuori dalla Comunità economica dell’Africa occidentale, che hanno deciso di abbandonare nei mesi scorsi. Dopo che i protagonisti dell’incontro si sono congratulati per “i successi ottenuti grazie alla messa in comune delle risorse dei tre Stati nella lotta al terrorismo”, in particolare quella della liberazione della città di Kidal, in Mali, è stata sancita la creazione di una Forza Unificata degli Stati del Sahel,
La missione di questa Forza è quella di attuare un piano trilaterale permanente per combattere i gruppi terroristici armati, transnazionali, criminalità organizzata e altre minacce che questi Paesi si trovano ad affrontare. I capi di Stato hanno riaffermato la loro determinazione a combattere congiuntamente e sradicare il terrorismo in tutte le sue forme e la criminalità organizzata nell’area dell’Alleanza. Hanno reso un vibrante omaggio a tutte le vittime civili e militari del terrorismo e dell’insicurezza nel Sahel. I fondatori hanno deciso di creare inoltre una Aes Investment Bank e di istituire un Fondo di stabilizzazione.
A Niamey è stata sottolineata la necessità di mettere in comune le proprie risorse al fine di realizzare progetti strutturanti e integrativi in settori strategici, in particolare: agricoltura e sicurezza alimentare; acqua e ambiente; energia e miniere; lavorazione commerciale e industriale; infrastrutture e trasporti; comunicazioni e telecomunicazioni; la libera circolazione delle persone e delle merci; l’economia digitale. La coesione sociale; istruzione e formazione professionale; occupazione, gioventù, sport e cultura; salute.
Per quanto riguarda la libera circolazione delle persone e delle merci, i tre Capi di Stato hanno incaricato i ministri competenti di elaborare urgentemente progetti di protocolli aggiuntivi al riguardo per affrontare le implicazioni legate al ritiro dall’Ecowas, al quale è dedicata una parte della dichiarazione finale. I tre leader hanno accolto con favore il loro ritiro irrevocabile e immediato dall’organizzazione regionale. Hanno inoltre riaffermato la piena sovranità di ciascuno dei paesi membri dell’Aes nelle scelte strategiche che contribuiscono al benessere delle loro popolazioni.
Hanno sottolineato, a questo proposito, l’impatto dannoso delle sanzioni e delle minacce di aggressione “illegali, illegittime e disumane contro uno Stato sovrano”. I capi di Stato hanno elogiato la resilienza delle popolazioni dei tre paesi, decisiva per la revoca delle sanzioni adottate dall’Uemoa, in particolare dalla Banca per lo sviluppo dell’Africa occidentale (Boad) e dalla Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale (Bceao), su iniziativa dell’Ecowas.
Sulle questioni politiche, i Capi di Stato hanno sottolineato la necessità di coordinamento dell’azione diplomatica e l’importanza di parlare con una sola voce. Il leader della giunta maliana, Assimi Goita è stato designato ad assumere la presidenza di turno della neonata Confederazione degli Stati del Sahel per un mandato di un anno. La decisione viene interpretata come un omaggio al Paese da cui è partita “la rivoluzione” degli Stati del Sahel, i cui tre leader golpisti, autoproclamati presidenti di transizione, si sono riuniti per un primo vertice ufficiale sabato a Niamey, capitale del Niger. Il Burkina Faso è stato designato per ospitare la prima sessione parlamentare della confederazione.
In risposta alla firma del patto di coalizione per formare l’Alleanza del Sahel, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha tenuto una riunione, ieri ad Abuja, in Nigeria, al termine della quale l’Organizzazione ha invitato “all’unità tra i membri”, recita un comunicato stampa.
Nel suo discorso di apertura dei lavori, il presidente nigeriano Bola Tinubu, che è anche presidente dell’Ecowas, ha detto che l’insicurezza si è diffusa in tutte le parti della regione. “Siamo consapevoli delle enormi sfide, tra cui le attività terroristiche e l’estremismo violento, che minacciano di diffondersi dalla regione del Sahel a tutti gli stati costieri” ed ha invocato una “forte volontà politica”, e un maggiore impegno finanziario da parte degli Stati membri, per il funzionamento e il successo della forza di emergenza regionale. Tinubu, il cui mandato era in scadenza il 9 luglio, è stato rieletto all’unanimità.
Nel suo intervento il commissario dell’Unione africana (Ua) per gli affari politici, la pace e la sicurezza Bankole Adeoye ha stigmatizzato il ritiro dei tre paesi del Sahel dall’Ecowas, definendolo “inaccettabile per l’Unione africana” e descrivendo Ecowas come “un battistrada per la pace e una forza dominante per attuare soluzioni africane per gli africani” e sostenere l’ordine costituzionale dei Paesi membri. Il presidente della Commissione Ecowas, Omar Alieu Touray, ha detto durante il suo intervento che i tre paesi saheliani rischiano “l’isolamento politico” e la perdita di milioni di dollari in investimenti, una rottura con il blocco che peggiorerebbe anche l’insicurezza e ostacolerebbe il lavoro della forza regionale: la Commissione Ecowas ha richiesto la creazione di un’unità iniziale di 1.500 soldati, nell’ambito di una proposta di radunare un contingente di 5.000 soldati per un costo di circa 2,6 miliardi di dollari all’anno.
Le giunte militari di Niger Mali e Burkina Faso sono salite al potere con una serie di colpi di Stato negli ultimi anni e hanno annunciato la loro uscita congiunta dall’Ecowas lo scorso mese di gennaio.