Sarà sottoscritto oggi a Khartoum, in Sudan, un accordo tra il governo della Repubblica centrafricana e i gruppi armati ribelli. Lo ha reso noto ieri sera tramite Twitter il governo di Bangui, secondo quanto riportato da africanews. La notizia è stata confermata anche dal commissario dell’Unione Africana per la pace e la sicurezza, Smail Chergui. L’intesa riguarda da una parte il governo e dall’altra 14 gruppi armati rappresentanti nei negoziati di Khartum.
“Stiamo perfezionando una bozza di accordo, che è stata quasi universalmente accettata”, ha detto Chergui su Twitter. Aboubakar Sidik, portavoce del Fronte popolare per la rinascita della Repubblica Centrafricana (Fprc), uno dei principali gruppi armati, si è detto “lieto che sia stato raggiunto un accordo sull’amnistia e un governo inclusivo”. I colloqui di pace di Khartum, iniziati il 25 gennaio, erano stati sospesi giovedì 30 gennaio a causa di disaccordi sullo spinoso dossier dell’amnistia ai responsabili di crimini e abusi. Sotto la pressione dei partner occidentali, Bangui ha sempre rifiutato di graziare i signori della guerra, molti dei quali sottoposti a sanzioni delle Nazioni Unite o accusati di violazioni dei diritti umani dalle organizzazioni non governative. Sette accordi di pace sono già stati firmati dall’inizio della crisi centro-africana alla fine del 2012, me nessuno di essi è riuscito riportare la stabilità, ricorda Agenzia Nova.
I gruppi armati della Repubblica Centrafricana avevano abbandonato i colloqui di Khartum in segno di protesta contro il rifiuto del governo di cedere alle loro richieste, vale a dire un’amnistia generale per i crimini di guerra e la creazione di un governo di unità nazionale guidato da un primo ministro indicato dai ribelli.
Intanto qualche giorno prima il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di rimuovere l’embargo sulle armi alla Repubblica Centrafricana entro la fine di settembre se le autorità di Bangui compiranno progressi nella riforma sul terreno della sicurezza e della gestione delle armi.
L’embargo sulle armi era stato di recente contestato dal primo ministro centrafricano, Mathieu Simplice Sarandji, per il quale la misura Onu non impedisce alle milizie locali di rifornirsi in armi.ì
Il mese scorso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
aveva prorogato per un mese il mandato della missione Minusca dopo la mancata
adozione di una risoluzione presentata dalla Francia che chiedeva una
mediazione guidata dall’Unione africana per raggiungere la pace nel paese. La
risoluzione è stata tuttavia respinta da Mosca, che insiste sulla necessità di
una mediazione congiunta russo-sudanese.
Tutti i più recenti passi delle trattative di pace che hanno riguardato la
Repubblica Centrafricana si sono svolti sullo sfondo di una profonda frattura
tra Francia e Russia. A preoccupare Parigi c’e’ la progressiva penetrazione
russa in Centrafrica, soprattutto sul terreno militare, dopo che nel 2017 le
Nazioni Unite hanno autorizzato Mosca a consegnare a Bangui armi e istruttori
militari.
La Repubblica Centrafricana è scivolata in un vortice di violenze culminato nel 2013 nel colpo di stato che ha portato alla destituzione dell’allora presidente Francois Bozizé, ad opera di ribelli a maggioranza musulmana, assistiti da mercenari provenienti dal Ciad e dal Sudan. Da allora il paese è dilaniato dalle violenze tra milizie musulmane ex Seleka e i cristiani anti-balaka e dagli scontri tra gruppi armati che si contendono il controllo del territorio e le sue risorse. Secondo le Nazioni Unite le violenze hanno costretto circa 700 mila persone ad abbandonare le loro abitazioni e altre 570 mila a cercare rifugio all’estero. Nel paese, stima l’Onu, circa 2,5 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.