di Céline Camoin
Le autorità del Niger pongono fine alla cooperazione militare anche con gli Stati Uniti. È il senso del comunicato diffuso sabato sera dal Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp), che disconosce, con effetto immediato, gli accordi di difesa con gli Stati Uniti.
Alla televisione nazionale, il portavoce del governo ha giudicato questa cooperazione “ingiusta” e “non conforme alle aspettative”.
Secondo il colonnello maggiore Amadou Abdramane, l’accordo di cooperazione esistente sarebbe “una semplice nota verbale”, “imposta unilateralmente” da Washington. Il documento obbligherebbe il Niger a pagare le tasse relative agli aerei americani, che costerebbero diversi miliardi, secondo il portavoce. Niamey lamenta inoltre di non avere informazioni sulle operazioni americane, ignorando il personale e le attrezzature impiegate. “Questo accordo non solo è profondamente ingiusto nella sua sostanza, ma non corrisponde nemmeno alle aspirazioni e agli interessi della gente”.
Pertanto, la giunta al potere dal golpe del 26 luglio scorso ritiene che “la presenza americana nel territorio del Niger è illegale e viola tutte le regole costituzionali e democratiche”.
Questa decisione fa seguito alla visita, tra martedì 12 e giovedì 14 marzo, di una delegazione americana di alto livello a Niamey. Amadou Abdramane ha affermato che l’incontro è avvenuto “senza rispetto delle pratiche diplomatiche” ed è stato imposto “imposto”. La delegazione condotta da sottosegretaria per gli affari africani Molly Phee ha incontrato il primo ministro, Ali Lamine Zeine, ma non i presidente del Cnsp, il generale Abdourahamane Tiani.
Come riferisce Rfi, le discussioni si sarebbero concentrate sulla transizione in corso e sulla scelta dei partner stranieri. Secondo il portavoce, gli americani accusano Niamey di aver firmato accordi segreti, sia in campo militare con la Russia, sia sull’uranio con l’Iran. Il portavoce ha ricordato che i partenariati con Mosca o con l’Iran rispettano il diritto internazionale, mentre, secondo lui, gli aerei americani volano illegalmente sul Niger da diverse settimane. Il colonnello maggiore ha così denunciato un “atteggiamento condiscendente e la minaccia di ritorsioni” da parte degli americani. Abbastanza per “minare le relazioni” e “minare la fiducia tra i nostri governi”, ha detto.
A dicembre, in ogni caso, la giunta aveva già annunciato una revisione di tutti accordi militari in vigore con i Paesi che hanno forze armate di stanza in Niger. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha annunciato su X (ex Twitter) che Washington ha preso atto del comunicato stampa del Cnsp e che questo ha fatto seguito a “discussioni franche […] in merito alle nostre preoccupazioni” sulla “traiettoria” della giunta al potere. Gli Stati Uniti sono ancora in contatto con la giunta e forniranno ulteriori informazioni “se necessario”, ha aggiunto.
Gli Stati Uniti hanno sospeso la cooperazione con il Niger dopo il colpo di Stato del 26 luglio che ha rovesciato il presidente eletto Mohamed Bazoum. Tuttavia, hanno deciso di mantenere la cooperazione umanitaria e lo scorso ottobre hanno riconosciuto le nuove autorità come leader “legittimi” del Paese.
Il grande punto interrogativo riguarda ora il destino dei circa mille soldati di stanza in Niger, in particolare nella base aerea 201 di Agadez, nel nord del Paese. Questa base di droni è impegnata nella lotta al terrorismo nel Sahel, anche se secondo i funzionari militari statunitensi i movimenti sono stati limitati dal golpe.
Si può ipotizzare che seguiranno la stessa traiettoria dei militari della missione militare francese, usciti dal Paese alla fine del 2023dopo la rottura posteriore al golpe contro il presidente Mohamed Bazoum, ma dopo anni di malcontento e dubbi sull’operato dei soldati francesi sul posto e gli insuccessi della lotta al terrorismo.
Nelle ultime settimane si percepisce inoltre una tensione con la missione Eucap Sahel Niger, missione civile dell’Union europea con l’obiettivo di rafforzare il settore della sicurezza interna in Niger e le sue capacità nella lotta alle principali minacce alla sicurezza.