Le foreste del Benin sono luoghi considerati sacri, qui da decenni vengono celebrati gli antichi riti vodu. Oggi questi spazi verdi rischiano di scomparire. La loro minaccia più grande sono fenomeni come l’urbanizzazione e l’estensione dei terreni agricoli. I praticanti dei riti vodu (circa l’undici per cento della popolazione) teme che la perdita delle sue foreste potrebbe avere effetti di vasta portata.
Il Vodu ha avuto origine nell’antico regno di Dahomey, l’attuale Benin. Oggi milioni di persone lo praticano, rivolgendosi ai sacerdoti in caso di bisogno. Alla base di queste credenze c’è la convinzione che tutte le cose, dalle rocce agli alberi agli animali e ai luoghi, abbiano uno spirito.
La religione è diffusa non solo in Benin, ma anche nelle regioni meridionali del Togo. I credenti vodu vedono le foreste come vere e proprie case per gli spiriti, al loro interno da decenni avvengono i riti. La loro sopravvivenza però è oggi in forte pericolo, riporta Africanews.
Urbanizzazione, coltivazione ed estensione dei terreni agricoli sono tra le maggiori cause di deforestazione, così come la costruzione di strade e generatori di elettricità. Una piaga ambientale che preoccupa i praticanti di questo culto.
Aldilà della questione ambientale infatti, con tutte le implicazioni che fenomeni di deforestazione provocano, la perdita delle foreste sacre potrebbe avere un impatto più profondo. Secondo i credenti queste sono vitali per la religione vodu che è radicata nella natura. Distruggere equivale una rincorsa alla modernità che rompe lo spazio sacro. Le implicazioni per le popolazioni credenti sono devastanti: questi sostengono infatti che “se gli spiriti sono arrabbiati, infliggeranno guerre, malattie e morte alla popolazione”, riporta Africanews.
Secondo un’organizzazione umanitaria locale, solo tra il 2001 e il 2012 circa il 45% delle foreste sacre del Benin è scomparso o è stato ridotto. Da allora l’organizzazione i batte per salvare i boschi. Questo è possibile solo lavorando con le comunità per delimitare i confini, e creando consapevolezza sui danni plurimi dell’abbattimento degli alberi.
Foto di apertura: Pascal Maitre