a cura di Amoa (Associazione medici oculisti per l’Africa)
“Chi è povero si ammala. E chi è privo di salute diventa sempre più povero”. È questa considerazione, dura nella sua quasi ovvietà, che spinge Amoa (Associazione medici oculisti per l’Africa, al ventiseiesimo anno di attività, sede a Bologna) a concentrarsi in questi mesi sulle missioni e il sostegno alla poverissima Africa subsahariana, in particolare in Camerun
«Qui gli indicatori di salute dell’Oms sono tra i peggiori al mondo, i livelli di indigenza altissimi, le stime raccontano di una presenza di 2,5 oculisti per milione di abitante; la media mondiale è di 31,7». Il presidente di Amoa, Francesco Martelli, è appena rientrato dal Camerun. All’Hôpital Saint Vincent de Paul di Dschang ha operato, visitato, curato, portato in dono occhiali. E ha proseguito nell’attività di formazione di uno degli storici collaboratori locali di Amoa, Leonce Tsemo, già Tso (paramedico specializzato) e che di recente ha acquisito anche la qualifica di “cataract surgeon” (chirurgo della cataratta, malattia diffusissima in Africa). Quindi a Garoua, nella regione del Nord, Martelli si è adoperato, sempre a favore delle frange più povere della popolazione, con un altro Tso cataract surgeon formato con il supporto di Amoa, e con Emmanuel Graba, chirurgo della cataratta. In una precedente spedizione, a fine giugno, guidata dall’ottica e volontaria Amoa, Daniela Smania, sono stati completati l’allestimento del laboratorio di ottica dell’ospedale e la messa in funzione della nuova mola.
«Il progetto Amoa in Camerun è nato nel 2004», spiega Martelli, «e negli ultimi due anni abbiamo fatto circa quindicimila visite e cinquecento operazioni. Il nostro sforzo è volto a ridurre il “gap di salute”, rendendo accessibili gli interventi, le cure e gli occhiali per la popolazione africana che vive nelle zone rurali. Nell’Africa subsahariana la sanità è solo per i ricchissimi, gli ospedali sono nelle capitali. Noi di Amoa andiamo nelle zone più remote, vicino alla gente, per dare un sostegno concreto: cure, occhiali e, nello stesso tempo, formazione dei medici e del personale locale. Esistono solo 56 centri di formazione per oculisti in tutta l’Africa, ovviamente solo nelle città più grandi e riservati a pochissimi operatori. Noi formiamo medici e infermieri specializzati sul campo e li sosteniamo economicamente perché la loro attività proceda in autonomia e con continuità».
Ghana, Madagascar, Rwanda, Senegal, Uganda, Zimbabwe hanno registrato anche nella prima parte del 2023 una serie di interventi da parte da Amoa. Una menzione particolare merita l’Etiopia,dove, nonostante la drammatica situazione dettata dalla pandemia e dalla guerra nel Tigray che, di fatto, ha fermato le attività oculistiche a Adwa nel 2022, il bilancio delle attività complessive del nuovo ospedale nell’ultimo triennio parla di 67.000 pazienti assistiti e 1.144 interventi chirurgici (oltre a 3.634 pazienti curati per malnutrizione e più di 4.300 parti). Così come a Wassara sono proseguite la formazione, le visite (3.376) e le operazioni di cataratta (127). Ad Ashira è stato inaugurato l’ambulatorio di oculistica. Di particolare rilievo il progetto “Bimbo a scuola”, per l’anno in corso, che prevede il sostegno, da parte di Amoa, a 300 bambini della scuola cattolica adiacente all’Health Center (dai 4 ai 9 anni), che presentano un numero elevato di miopie e ambliopie. Martelli: «In ottobre torneremo a Adwa, sperando che il cessate il fuoco regga, per riprendere direttamente l’attività oculistica, e potrà essere installato il nuovo microscopio operatorio che Amoa ha donato».
In Italia, Amoa è stata protagonista a “100 Afriche 2023” con uno stand e un centro informativo sulla prevenzione e la tutela della vista nei bambini in Africa, mentre sono proseguite con successo, anche d’estate, a Bologna, visite e donazioni di occhiali ai senzatetto e agli indigenti all’ambulatorio oculistico allestito presso la Chiesa della Misericordia.
(contenuto redazionale di Coopera in Africa)
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