L’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha espresso grave preoccupazione per il continuo sfollamento di civili da El Fasher, capitale del Darfur settentrionale, a seguito dell’intensificarsi della violenza iniziata in aprile. Stephane Dujarric, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, ha sottolineato in un briefing che negli ultimi dieci mesi oltre 600.000 persone sono fuggite da El Fasher e altre località del Darfur settentrionale in cerca di sicurezza, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
Nelle ultime settimane sono stati segnalati attacchi in varie zone di El Fasher, inclusi il campo profughi di Abu Shouk, l’ospedale saudita e le aree occidentali della città. Secondo l’Ocha, condizioni di carestia sono state confermate nel campo di Abu Shouk a dicembre e potrebbero persistere fino a maggio.
L’escalation della violenza ha colpito anche il Kordofan meridionale, dove scontri tra l’esercito sudanese e il Movimento di liberazione del popolo sudanese del Nord hanno causato oltre 50 vittime, per lo più donne e bambini, nella capitale Kadugli a seguito di attacchi aerei.
Mentre il conflitto continua, i civili affrontano la minaccia dei residuati bellici esplosivi. La scorsa settimana, due bambini sono morti a Gereida, nel Darfur meridionale, a causa di ordigni inesplosi, evidenziando il rischio costante per la popolazione. Secondo l’Ocha, più di 13 milioni di persone in Sudan necessitano di aiuti per affrontare tali minacce, ma i finanziamenti restano insufficienti.
L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite ha ribadito che le parti in conflitto hanno l’obbligo, secondo il diritto internazionale umanitario, di evitare attacchi contro civili e infrastrutture vitali. “Devono prestare costante attenzione a risparmiare la popolazione, sia durante le offensive che nella difesa”, ha sottolineato l’Ocha.