Una legge finanziaria ritirata, un Paese intero che si lecca le ferite e la necessità, che resta intatta, di gestire le finanze pubbliche e l’enorme debito prima che i conti non tornino più. È questo il complicato rompicapo che deve dirimere il presidente del Kenya William Ruto (nella foto), che ha ritirato la legge finanziaria dopo le proteste della popolazione, ma che deve oggi trovare comunque una soluzione per rimettere in sesto le finanze del grande Paese africano.
Il governo di Nairobi infatti ritiene che l’introduzione di nuove tasse siano necessario per dare respiro al Paese, fortemente indebitato, e avviare investimenti. “Come possiamo gestire insieme la nostra situazione debitoria?” ha detto William Ruto alla tv nazionale due giorni fa, in un discorso al Paese in cui annunciava il ritiro del provvedimento. Ruto è particolarmente preoccupato per il buco significativo nei finanziamenti per i programmi per agricoltori e insegnanti.
Il debito pubblico del Paese ammonta a circa 10.000 miliardi di scellini (71 miliardi di euro), ovvero circa il 70% del Pil e il bilancio 2024-25 che è stato ritirato prevedeva una spesa pubblica di 4.000 miliardi di scellini (29 miliardi di euro), un record nella storia del Paese.
Il governo “dovrà ora trovare un modo per pacificare due forze opposte: una popolazione disposta a ricorrere alla violenza per proteggere i propri mezzi di sussistenza e una traiettoria macroeconomica che, in assenza di un considerevole sostegno multilaterale, si sta dirigendo verso il precipizio” secondo ad un’analisi dell’Oxford Economics Institute.
Il bilancio delle vittime delle manifestazioni anti legge-finanziaria si è aggiornato ieri: a Ongata Rongai, nella contea di Kajiado, 17 chilometri a sud di Nairobi, in Kenya, sono morte almeno tre persone. Lo riportano i media kenioti che specificano che una era minorenne. Polizia e manifestanti si sono scontrati a Ongata Rongai, dove sono state anche arrestate circa 50 persone, sorprese a saccheggiare un supermercato. Gli scontri sono avvenuto poco dopo la mezzanotte, quando la folla ha perso il controllo e ha iniziato saccheggiare i negozi. Il bilancio totale dei morti in queste proteste è quindi salito a 26.