A pochi giorni dal 25 novembre, giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, ieri a Milano presso la Fondazione Feltrinelli si è svolto un evento unico e carico di significato che merita di essere condiviso. “Con altri occhi. L’Africa che guarda al futuro” è il progetto fotografico presentato come mostra virtuale senza limiti di spazio e di tempo, a cura di Amref, da cinquant’anni in prima linea nella difesa dei diritti e nel contrasto di ogni forma di violenza. I soggetti sono le bambine, le donne fotografate da Fiorella Mannoia, durante un viaggio in Kenya nel gennaio 2020. I loro volti e i loro occhi, immortalati dall’obiettivo, esprimono fiducia e speranza per un futuro che purtroppo, ancora oggi, viene messo a rischio da forme di violenza di genere come le mutilazioni genitali femminili (Mgf).
di Claudia Volonterio
Questo viaggio fotografico “è l’occasione per confrontarci ancora una volta, e più da vicino, con quella che è una delle più gravi forme di violenza di genere e abuso sui minori esistenti tutt’oggi”, ha spiegato Paola Crestani, Presidente di Amref Health Africa italia. “Le mutilazioni genitali femminili non rappresentano solo un brutale taglio ai diritti di milioni di bambine e di ragazze: sono una autentica ferita al cuore dell’umanità. Questa ferita, però, si può e si deve curare. Di più: si può prevenire. Anche grazie a momenti di riflessione come questo, che ci consentono di non spegnere mai i riflettori su un fenomeno che ha radici profonde (e numeri drammatici) anche in Italia e nel resto d’Europa”, ha aggiunto Crestani.
I numeri devono necessariamente far riflettere: si stima infatti che siano 200 milioni le donne al mondo vittime di Mgf, 600mila in Europa e 87mila solo in Italia. “Un taglio”, come viene chiamato, subito da moltissime bambine e ragazze africane, ancora accettato in alcune culture come un rito di passaggio dall’infanzia all’età adulta. Una ferita fisica che ha inevitabilmente ripercussioni sull’anima e sulla dimensione emotiva delle donne e bambine, con conseguenze drammatiche dal punto di vista fisiologico e psicologico. Le bambine, diventate “adulte” sono spesso costrette a lasciare la scuola, sposarsi, avere dei figli, convivendo con il dolore di una ferita indelebile.
Amref è impegnata sul campo con un intervento mirato e integrato per contrastare questa pratica, che prevede percorsi di educazione, sensibilizzazione e informazione a prevenzione e a contrasto del fenomeno. Al centro c’è la cura e la protezione delle bambine, delle giovani donne, da una cultura patriarcale, lavorando per far crescere la consapevolezza in loro dei propri diritti e all’interno delle comunità, luogo in cui deve nascere una trasformazione sia sociale che comportamentale.
Come è emerso dalle parole delle personalità che ieri sono intervenute insieme a Fiorella Mannoia, che ha prestato i suoi occhi e la sua sensibilità di donna alla causa, in questa battaglia per contrastare tale pratica violenta e abusante, un ruolo importante è giocato anche dagli uomini. Le figure maschili sono investite in molte culture del continente del ruolo decisionale sulla vita e sulla salute delle donne e, come tali, non possono non essere coinvolte in un cammino rivolto a contrastare ogni forma di violenza.
Uno degli interventi più emotivamente coinvolgenti della serata di ieri, è stato quello di Nice Leng’ete, una donna Masai che da bambina è riuscita a sottrarsi alla mutilazione e ha deciso di dedicare continuativamente la sua vita alla lotta contro questa pratica, agendo per farne comprendere al suo popolo l’atrocità. Nice è stata una parte importante del progetto “Con altri occhi” e continua ancora oggi a portare avanti la sua battaglia con determinazione. La sua storia è raccontata in un libro, edito da Piemme, “Sangue, la storia della ragazza masai che lotta contro le infibulazioni”.
La voce e l’impegno di altre due donne hanno fatto luce durante l’evento sul concetto di violenza, che si compone di più sfaccettature. Edna Moallin Abdirahman, attivista e presidente dell’associazione AMEB Mother & Child care ha portato l’attenzione sulla violenza emotiva, una forma di violenza sulla quale è molto difficile raccogliere dati, meno riconoscibile e ancora poco discussa. Edna l’ha vissuta in prima persona, riportando la sensazione di essersi sentita colpita con la sola forza della parola. La violenza emotiva è subdola in quanto si insinua nell’anima e ha il potere di distruggere a poco a poco il valore che si ripone in se stessi.
Mehret Tewolde, attivista e vice presidente Associazione Le Reseau, ha voluto porre l’attenzione sulle “mutilazioni figurate”, tutti quei tagli non solo fisici ma emotivi, culturali, storici e sociali che minano la percezione del sé di cui sono vittime tutte le persone escluse dalla società e spesso anche dalla Storia. Subiscono una mutilazione le spose bambine, i bambini soldato, le persone lgbtq ogniqualvolta non vengono loro riconosciuti i diritti, ma la lista è molto più lunga di così. “Il diritto è l’arto per eccellenza” ha ribadito l’attivista, come tale “la lesione di un diritto è assimilabile a una mutilazione”.
Dolore, esclusione, ferite, ma anche forza, cambiamento e speranza per il futuro sono le parole che hanno risuonato ieri e che il progetto “Con altri occhi. L’Africa che guarda al futuro” vuole portare avanti. “Il cambiamento avviene agendo sulle persone”, ha ribadito Diana De Marchi, Presidente Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili, Comune di Milano.
Per sostenere Amref è possibile acquistare una o più foto realizzate e autografate da Fiorella Mannoia direttamente da qui. Per visitare la mostra virtuale occorre registrarsi e accedere a questo link.
(Foto di apertura: Fiorella Mannoia)