Mentre il Ciad si appresta a commemorare l’anniversario del massacro del 20 ottobre 2022, un collettivo di associazioni per la difesa dei diritti umani, della società civile e difensori dei diritti umani ha tenuto una conferenza stampa per sottolineare che a un anno dalla crisi, i sopravvissuti aspettano ancora una giustizia che tarda ad arrivare.
“La mattina presto del 20 ottobre 2022, vecchi e giovani, donne e uomini hanno preso d’assalto le strade della capitale per una manifestazione pacifica. Purtroppo, i manifestanti sono stati sorpresi dalla furia degli uomini armati”, ha ricordato Delphine Kemneloum Djiraïbé, portavoce del suddetto collettivo, evidenziando che decine di manifestanti sono stati uccisi, almeno 300 secondo le stime della società civile, mentre centinaia sono rimasti feriti e arrestati. “Molte persone sono state rapite di notte e deportate a Mossoro e Koro-toro, 600 chilometri a nord di N’Djamena. Alcuni manifestanti sono morti durante la deportazione”, ha ancora precisato.
Tuttavia, un anno dopo il massacro, sono ancora tante le domande senza risposta: chi ha dato l’ordine di sparare sui manifestanti?Perché non si fa luce sulle persone scomparse? Perché gli uomini che hanno usato armi da guerra non sono stati arrestati e processati? Il governo non ha i mezzi per disperdere i manifestanti senza usare armi da guerra? Perché il rapporto d’inchiesta della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (Ceeac) non viene reso pubblico?, si chiede ancora Delphine Kemneloum Djiraïbé, che cita le indagini di Human Right Watch e della commissione nazionale per i diritti umani, secondo le quali i manifestanti non erano armati ma hanno lanciato pietre contro i soldati e appiccato il fuoco a proprietà pubbliche.
“La società civile ciadiana firmataria di questa dichiarazione invita la giunta al potere a dare una sferzata di nazionalismo per salvare ciò che resta del Ciad”, ha concluso la portavoce delle vittime.
Il 20 ottobre 2022, su appello delle organizzazioni della società civile e dei partiti politici, migliaia di ciadiani sono scesi in piazza per manifestare e dire no al mantenimento del potere della giunta militare in Ciad. Oltre a un pesante bilancio materiale – veicoli carbonizzati, sedi di partiti politici date alle fiamme, tra gli altri – il bilancio di quella giornata in termini di vite umane fu molto più grave. Il governo parla di 73 morti, tra cui diversi membri della polizia, ma gli organizzatori di queste manifestazioni parlano di 300 morti. Da parte sua, la Commissione nazionale per i diritti umani ha stabilito un bilancio di 128 morti, 12 dispersi, 518 feriti, 943 arresti e 265 condannati. Per l’Organizzazione Mondiale contro la Tortura (Omct) e la Lega Ciadiana per i Diritti Umani (Ltdh), la repressione delle manifestazioni del 20 ottobre 2022 da parte delle autorità ciadiane ha provocato la morte di 218 persone, decine di torturati, centinaia di feriti, almeno 40 casi di sparizioni e 1.300 arresti.
Un anno dopo i massacri, l’opposizione alla giunta in Ciad è ancora perseguitata e atti di intimidazioni e repressioni continuano a mettere a tacere chi si oppone al potere in carica