di Andrea Spinelli Barrile
Secondo un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dalla Banca mondiale, la Nigeria è stato il principale Paese destinatario delle rimesse dei migranti nell’Africa sub-sahariana nel 2023: lo scorso anno il Paese più popoloso del continente ha ricevuto rimesse per 19,5 miliardi di dollari, pari al 36,1% del totale delle rimesse verso la regione.
Seguono il Ghana, con 4,6 miliardi di dollari, davanti a Kenya (4,2 miliardi di dollari), Zimbabwe (3,1 miliardi di dollari), Senegal (2,9 miliardi di dollari), Repubblica democratica del Congo (1,4 miliardi di dollari), Uganda (1,3 miliardi di dollari), Mali (1,2 miliardi di dollari), Sudan (1 miliardo di dollari) e Sudafrica (1 miliardo di dollari).
Il Gambia è il Paese africano con il più alto rapporto rimesse/Pil (le rimesse ammontano al 23,3% del prodotto interno lordo), davanti a Lesotho (21,9%), Comore (21%), Liberia (18,2%) e Capo Verde (12,5%). I tassi di crescita più elevati delle rimesse dei migranti nel 2023 sono stati registrati in Uganda (+15%), Ruanda (+9,3%) e Tanzania (+4%).
Il rapporto rivela anche che le rimesse complessive sono diminuite dello 0,3% nell’Africa sub-sahariana lo scorso anno, attestandosi a 54 miliardi di dollari. Queste rimesse sono quasi 1,5 volte più grandi dei flussi di investimenti diretti esteri (Ide) e relativamente più stabili. L’Africa sub-sahariana è la regione dove i costi di invio delle rimesse sono più alti: i mittenti hanno dovuto pagare in media il 7,9% per inviare 200 dollari ai Paesi della regione, in aumento rispetto al 7,4% del 2022. I costi variano notevolmente nella regione, dal 2,1-4% nei corridoi meno costosi al 18-36% nei corridoi più costosi.
Per il 2024, la Banca Mondiale prevede che le rimesse cresceranno dell’1,3% nell’Africa sub-sahariana.
Tra i Paesi che ricevono meno rimesse in valore assoluto ci sono Gibuti (57 milioni di dollari nel 2023). Tra i Paesi che non forniscono i dati c’è invece l’Eritrea, che dal 2011 non quantifica le rimesse.