Anche la Caritas scende in campo contro l’epidemia di ebola nella Rd Congo. «La situazione è allarmante perché si tratta di una epidemia urbana, a differenza di quelle precedenti – spiega Rose Mkunu, medico a capo di una delegazione di Caritas Congo in visita a Mbandaka, insieme con l’ufficio diocesano di chirurgia medica di Mbandaka-Bikoro -. La Caritas sta facendo tutto il possibile per sensibilizzare e informare i leader di comunità e religiosi sulla malattia, nonché i mezzi per la protezione e la sorveglianza, ma siamo limitati dai nostri mezzi».
L’8 maggio le autorità congolesi hanno dichiarato una epidemia di ebola nel Nord-Ovest del Paese che finora ha causato 25 decessi su un totale di 45 casi di infezioni, di cui 14 confermati. I dati, diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità, non sono rassicuranti, poiché si teme un’escalation. Le morti si sono verificate a Bikoro, 150 km da Mbandaka. Il ministero della Salute ha annunciato un numero crescente di casi sospetti e di morti accertate.
Caritas Mbandaka-Bikoro ha riferito di dozzine di persone con sintomi di febbre, dolori addominali, diarrea ed emorragia dall’inizio di aprile, ma le dimensioni e la portata dell’epidemia non sono state ancora pienamente comprese. Con il governo congolese, l’Oms e altre agenzie, vi è una mobilitazione congiunta per rispondere all’emergenza e impedire la diffusione in altri Paesi.
Quest’ultima epidemia di ebola è la nona che si è verificata in Congo. La nuova epidemia comporta però un rischio elevato di contaminazione perché il suo epicentro, Bikoro, si trova sulle rive del Lago Tumba che ha accesso diretto al fiume Congo che si collega direttamente a Kinshasa, dove vivono 12 milioni di persone, così come Brazzaville e Bangui. Mbandaka ha una popolazione di oltre un milione di persone ed è vicino all’epicentro. Si teme che la malattia possa essere trasmessa dai viaggiatori da una località remota a un centro urbano.