di Claudia Volonterio
Innovative, all’avanguardia, rigorosamente sostenibili: sono le caratteristiche delle numerose start up che stanno nascendo nel continente negli ultimi anni e che stanno guidando una vera e propria rivoluzione verde. Dal settore elettronico a quello dei trasporti, fino al tessile, ecco alcune delle realtà “verdi” africane sulla cresta dell’onda, segnalate dai siti di settore.
Il settore tecnologico ha visto secondo Africa GreenTech Startup Report 2022 un’impennata di start up che lavorano per portare il loro contributo nel continente contro i danni dell’inquinamento offrendo maggiore accesso all’energia pulita. Queste innovative aziende oltre a creare crescita economica, rendono possibile anche nuovi posti di lavoro. Secondo il rapporto nel 2021, le startup greentech nel solo Kenya hanno generato oltre 30.000 posti di lavoro.
Il sito specializzato smepeaks.com segnala due start up collocate in Nigeria e in Kenya. La prima, Daystar Power, ha installato oltre 100 MW di capacità di energia solare, offrendo a più di 250.000 persone elettricità pulita e conveniente. La seconda, SunCulture, fornisce energia a oltre 20.000 aziende agricole in Kenya con sistemi di irrigazione a energia solare. Un sistema che porta beneficio a oltre 100.000 agricoltori in Kenya e Tanzania che hanno visto un aumento dei raccolti fino al 300%.
Nel settore motociclistico la stessa fonte segnala la start up ghanese Kofa, impegnata nella produzione di motociclette elettriche a emissioni zero rispetto a quelle a benzina, utilizzate in diversi casi nel Paese. Per quanto riguarda le biciclette elettriche in prima linea in Ruanda c’è l’innovativa azienda Ampersand. Come riporta Africanews, nel Paese più della metà dei trasporti pubblici si basa sulle motociclette. Ecco perché risulta fondamentale investire per produrne di sostenibili.
La società Ampersand vuole lanciare 600.000 moto elettriche a Kigali, che sarà il principale sito di lancio. Nairobi, Kenya, e Kampala, Uganda saranno le prossime nella lista. “Ci sono milioni di biciclette a benzina in circolazione, il nostro obiettivo è garantire che entro pochi anni ci siano solo biciclette elettriche in circolazione”, afferma Alice Rwema, consigliera generale dell’azienda.
Anche nel settore tessile si stanno muovendo diversi giovani che vogliono cambiare le regole della produzione affinché non poggi più su basi inquinanti ma metodi di produzione che uniscano sostenibilità e innovazione. Tra i maggiori allarmi ambientali in Africa spicca l’inquinamento tessile. Tonnellate di vestiti usati le cui fibre finiscono negli oceani o che invadono Paesi come il Ghana, che lotta con la piaga delle discariche di abbigliamento che invadono il paese. Tra i brand in prima linea per una rivoluzione green spicca Boyedoe, brand ghanese di abbigliamento fondato nel 2020. Il suo direttore creativo, David Boye-Doe, ha costruito la sua visione del marchio contro lo spreco di indumenti, Di fronte alla crisi ambientale del Ghana derivante dalle discariche di abbigliamento, il Paese ha dato vita a una mentalità eco-consapevole, come quello del riutilizzo. Gli indumenti di Boyedoe sono prodotti prevalentemente in denim, proveniente da stock scartati e riutilizzato per produrre capi di abbigliamento pratici e casual.
Il brooklynmuseum.org cita inoltre il grande contributo che sta offrendo al settore moda tessile il marchio Maison Mbosso, gestito da Christèle Mbosso, una delle stiliste che il sito definisce “designer attiviste” in prima linea per un cambiamento verde. Mbosso infatti ha basato la sua ultima collezione su fibre ricavate dalla corteccia dell’albero ugandese Matuba, ricco di proprietà antimicrobiche naturali, tradizionalmente utilizzato per preservare i cadaveri. Una pianta che ha permesso alla start-up keniota Green Nettle di vincere l’H&M Foundation Global Change Award per il suo tessuto ecologico realizzato con questa tenace pianta nel 2019.
Immagine di Freepik