Dal 26 al 28 marzo gli egiziani saranno chiamati alle urne per scegliere il presidente della Repubblica. L’esito del voto è scontato: Abdel Fattah al Sisi sarà certamente rieletto. Il rivale Mousa Mustafa Mousa del partito el Ghad è troppo debole per insidiarlo. Quindi tutto tranquillo? Non proprio. La Fratellanza musulmana, forte formazione che cerca di coniugare l’Islam e la politica, sebbene sia stata duramente repressa è molto ancora molto forte e ha ancora una forte presa sulla società. Una società sempre più scontenta. Al Sisi, per raddrizzare i disastrati conti pubblici, ha varato una serie di riforme economiche eliminando molti sussidi. I prezzi dei generi alimentari di base sono quindi aumentati. E con essi è cresciuta la rabbia della gente comune. Una rabbia che non è necessariamente legata al fondamentalismo islamico ma che ad esso potrebbe unirsi in un prossimo futuro. Se quindi tutto è calmo in superficie, sotto il magma si sta surriscaldando. «C’è la possibilità di nuove rivolte – spiegano gli analisti -. Non è detto che verranno organizzate, ma i presupposti ci sono».
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