Il ticket Patrice Talon – Mariam Chabi Talata ha vinto l’elezione presidenziale al primo turno con l’86,36% dei voti espressi l’11 aprile scorso in Benin. Lo ha annunciato ieri sera Emmanuel Tiando, presidente della Commissione elettorale nazionale autonoma (Cena), comunicando i risultati provvisori. È quindi un cosiddetto “coup K.O.”, una mossa da K.O. per il presidente in carica dal 2016, che ottiene un secondo mandato consecutivo. “Grazie a voi. Lo sviluppo, ci siamo”, twitta il presidente, riprendendo uno dei suoi slogan di campagna elettorale. Da re degli affari a presidente della Repubblica del Benin, Patrice Talon è entrato in carica il 6 aprile di cinque anni fa.
Le altre due coppie di candidati, Soumanou-Hounkpè e Kohoué-Agossa, hanno ottenuto rispettivamente l’11, 29% e il 2, 35% dei voti. Il tasso di partecipazione nazionale, secondo i dati della Cena, è stato del 50,17%.
L’elezione si è svolta in un clima piuttosto teso, in cui l’opposizione denuncia di essere stata volutamente tagliata fuori dal codice elettorale o da provvedimenti giudiziari, e in cui circolano accuse di brogli elettorali. A questo proposito, ieri hanno reagito sia Severin Quenum, ministro della Giustizia, sia Alain Orounla, ministro delle Comunicazioni e portavoce del governo, sia il direttore della comunicazione della presidenza della Repubblica, Wilfried Leandre Houngbedji. Da lunedì circolano in rete immagini che ipotizzano frodi nel ballottaggio presidenziale e mostrano individui, apparentemente personale elettorale, che timbrano schede elettorali, appongono impronte digitali al posto degli elettori e riempiono le urne elettorali. Per il ministro Quenum, tali gesti sono sufficientemente gravi da violare le disposizioni del codice elettorale. Tuttavia, non esclude si tratti di una simulazione perché, dice, “abbiamo la sensazione che sia fatta apposta”. Le stesse riserve sono state espresse dagli altri esponenti della maggioranza, sorpresi dal fatto che persone nell’atto di frodare lo facciano senza preoccuparsi di essere filmati, sapendo che sono video che possono correre in rete.
Severin Quenum ha in ogni caso annunciato di aver dato incarico al pubblico ministero di aprire immediatamente le indagini per scoprire le circostanze in cui si sono verificati questi fatti.
I risultati provvisori possono ora essere impugnati dinanzi alla Corte costituzionale.
Tra il 2011 e il 2015, la crescita media del Benin è stata del 4,5%, mentre nei primi quattro anni del governo Talon (2016-2019) è salita al 5,5%. Nel 2020, nonostante la pandemia covid-19 e le conseguenze della chiusura dei confini nigeriani, il Paese è stato uno dei pochi al mondo a mantenere una crescita economica positiva, stimata al 2,3% dalla Banca africana per lo sviluppo. Il Paese è uscito dalla lista dei 25 Stati meno avanzati ed è entrato in quella dei Paesi a reddito intermedio. Il reddito pro-capite è passato da 870 dollari a 1250 dollari sotto il primo mandato di Talon. Nella classifica dell’indice di sviluppo umano, e anche se la sua performance rimane al di sotto della media continentale, il Benin è il primo nella zona di Uemoa e il quarto in Africa occidentale.
L’altra faccia della medaglia è la svolta autoritaria sulla scena politica attribuita a Talon. Con l’intento dichiarato di mettere ordine in un sistema politico poco disciplinato e dispersivo, il presidente ha promosso modifiche al codice elettorale che hanno mandato su tutte le furie l’opposizione. Con il risultato che i veri detrattori della maggioranza non siedono in Parlamento e non sono riusciti a ottenere gli endorsement imposti dalle nuove regole per candidarsi alle presidenziali.
Altra accusa, dai detrattori di Talon, è quella di aver favorito il suo giro d’affari nella crescita economica della nazione.
(Céline Camoin)