Il costituzionalista Kaïs Saïed e il magnate della televisione tunisina, Nabil Karoui, si sfideranno oggi nel ballottaggio delle presidenziali che decreteranno il futuro capo dello Stato. Sono sette milioni i tunisini chiamati al voto, in un clima economico e sociale problematico.
Il Paese maghrebino torna così di nuovo a votare a otto anni dalla “primavera araba”, ma il clima generale fa trapelare scarso entusiasmo democratico. Questa è la terza volta in un mese che gli elettori sono chiamati alle urne. Il primo turno è stato segnato dalla disfatta dei partiti tradizionali e il voto arriva a una settimana dalle legislative di domenica scorsa, che hanno prodotto un Parlamento frammentato e sono state poco partecipate.
Il primo turno delle presidenziali che si è svolto il 15 settembre ha premiato gli outsider, Kaïs Saïed con il 18,4% dei voti e il magnate della televisione Nabil Karoui con il 15,6%. Dunque da un lato ci sarà Karoui, scarcerato mercoledì dopo settimane in prigione per accuse di riciclaggio ed evasione, e il giurista Kaïs Saïed, nuovo alla politica.
Saïed gode del sostegno del partito di ispirazione islamico moderata Ennahda, che alle legislative – secondo i risultati provvisori – ha conquistato la maggioranza dei voti. Saïed, soprannominato “Robocop” per il suo modo di parlare, è accusato dai detrattori di essere un “islamista”. Incarna una nuova corrente politica che trascende le divisioni tradizionali, sostiene Rfi. Circondato da un team di volontari, ha condotto una campagna di base lontano dai media.
Per quanto riguarda Karoui, va detto che è proprietario dell’emittente televisiva privata Nessma e leader del neo-costituito partito Qalb Tounes, ed era stato arrestato lo scorso 23 agosto nei pressi di un casello autostradale con l’accusa di frode fiscale e riciclaggio di denaro, a seguito di una denuncia presentata nel 2016 dall’organizzazione non governativa “I Watch”. Sebbene impossibilitato a fare campagna elettorale per il primo turno delle presidenziali, il politico ha ottenuto un grande risultato, che potrebbe a questo punto essere ampliato.
L’atteso duello televisivo di venerdì sera tra i due è stato per molti più noioso che entusiasmante, anche se, come riporta Rfi, i media tunisini lo hanno definito un «evento storico» nel mondo arabo. Il quotidiano tunisino La Presse in particolare ha accolto con favore questo duello di idee e questo esercizio di dibattito democratico. «Di fronte a migliaia di telespettatori, i due candidati hanno svelato le loro posizioni sulla crisi libica, la sicurezza e la lotta al terrorismo», si leggeva ieri sul quotidiano, che concludeva con un: «Vinca il migliore».
Le elezioni di oggi sono le seconde presidenziali dal 2011, dalla fine dell’era Ben Ali. L’ex raìs è morto il 19 settembre scorso in Arabia Saudita, dove si era rifugiato dopo essere fuggito dalla Tunisia nel gennaio di otto anni fa. Le prime elezioni presidenziali della nuova Tunisia sono state quelle che nel 2014 hanno portato al trionfo di Beji Caid Essebsi, morto lo scorso luglio.
In un Paese che si classifica come il 73° più corrotto dei 180 Stati monitorati, secondo l’Economic Research Forum, la sfiducia nei confronti dell’élite politica è diffusa, ricorda Al Jazeera. Ma mentre alcuni hanno voltato le spalle alla politica come risposta a tutto ciò, altri si sono rivolti agli outsider. L’affluenza alle urne è bassa. È stata del 49% per il primo turno delle elezioni presidenziali e del 41,3% per le elezioni legislative e, a ciò si deve aggiungere che rispettivamente circa 24.000 e 26.000 elettori hanno votato scheda bianca.