Fine della corsa per Fatou Bensouda. Dopo un mandato di nove anni, la procuratrice della Corte penale internazionale (Cpi), passa il testimone al britannico Karim Khan. La giudice gambiana era stata eletta, tra le altre cose, per riconciliare l’Africa con la Corte, ma il bilancio di questi anni racconta più fallimenti che successi e un crescente sospetto da parte del continente.
Del mandato di Bensouda, la storia ricorderà senza dubbio il fallimento del suo ufficio sui fascicoli che prendevano di mira i più importanti funzionari africani. In particolare, spiccano le assoluzioni dell’ex vicepresidente della Repubblica Democratica del Congo, Jean-Pierre Bemba, e di Laurent Gbagbo, l’ex presidente della Costa d’Avorio. C’è stato anche il fallimento di casi relativi alle violenze seguite alle elezioni del 2007 in Kenya. Per il presidente keniano, Uhuru Kenyatta, la Corte ha lasciato cadere le accuse.
Tra i successi è da menzionare la condanna del signore della guerra congolese, Bosco Ntaganda, processato nel 2019. Soprannominato Terminator, l’ex ribelle è la prima persona ad essere condannata dalla Cpi per il reato di schiavitù sessuale.
Bensouda si è recata a inizio giugno nel Darfur, in Sudan, per chiedere la collaborazione delle autorità per eseguire il mandato di cattura per genocidio emesso più di dieci anni fa contro l’ex presidente Omar al-Bashir, deposto nel 2019, per i crimini commessi contro i civili nella regione. Le autorità sudanesi avevano promesso a febbraio dello scorso anno di consegnare al-Bashir alla Corte perché fosse processato. Conclusi con una condanna, falliti o ancora in corso, questi diversi casi, intentati nei confronti di politici di spicco, hanno suscitato la sfiducia degli Stati africani. In molti hanno sospettato che la Corte fosse diventata il braccio giudiziario delle politiche occidentali nel continente. Accuse che Bensouda ha sempre e anche recentemente negato.
Per contrastare questi attacchi, la procuratrice ha aperto nuove indagini lontano dall’Africa, di cui almeno tre molto pesanti. La Corte sta ora indagando sui presunti crimini commessi da Israele nei Territori palestinesi occupati, oltre a quelli americani in Afghanistan e quelli russi in Georgia. I tre potenti Stati coinvolti hanno sempre rifiutato la sua giurisdizione. Sebbene queste indagini diano alla Corte una portata globale, nessun mandato di arresto emesso fino ad oggi ha preso di mira sospetti al di fuori del continente africano.
Ironia della sorte, proprio mentre Bensouda lascia il suo posto quasi un decennio dopo essere stata eletta, l’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo torna in patria dopo dieci anni, essendo stato assolto a marzo dalle accuse che gli erano state mosse dall’Icc e nel Paese c’è grande fermento.