Amina Sboui, l’attivista tunisina icona del movimento laico contro l’integralismo islamico, ha lasciato Femen, accusando il movimento ucraino di “islamofobia”. “Non voglio che il mio nome sia associato a un’organizzazione islamofoba”, ha dichiarato l’attivista in un’intervista rilasciata all’Huffington Post-edizione Maghreb.
“Non ho apprezzato il fatto che alcune ragazze abbiano urlato ‘Amina Akbar, Femen Akbar’ davanti all’ambasciata tunisina a Parigi”, ha spiegato la Sboui, riferendosi al fatto che il grido delle ragazze è una parodia di ‘Allahu Akbar’ (Dio è grande), espressione usata dai musulmani per esprimere la loro fede in Dio. “Ciò offende molti musulmani e molti miei amici. Dobbiamo rispettare la religione di ognuno”, ha spiegato.
Amina era stata rilasciata il primo agosto dal tribunale di Kairouan, dove era stata arrestata il 19 maggio per profanazione di un cimitero e possesso di spray urticante. Pochi giorni fa era tornata a sfidare le autorità tunisine apparendo su Facebook in una foto a seno nudo con la scritta ”non abbiamo bisogno della vostra democrazia” e accendendosi una sigaretta con una molotov.
A replicare alle accuse è Inna Shevchenko, leader delle Femen che vive a Parigi. “Sta tradendo le migliaia di donne che in diversi paesi si sono spogliate per sostenerla” ha detto Shevchenko. “E’ grazie a questa campagna che Amina ora è uscita dalla prigione”, ha aggiunto parlando con il quotidiano francese Liberation. – Adnkronos/ Aki/Ign