«Noi ti vogliamo bene. Io ti voglio bene. Ma forse è ora che tu ti dimetta». A rivolgersi con queste parole, insieme di affetto e di opportunità politica, a Robert Mugabe, non sono i capi del suo partito (Zanu-Pf), ma Julius Malema, il vulcanico leader dell’Economic Freedom Fighters (Eff), il partito sudafricano nato da una scissione con l’African National Congress di Jacob Zuma. Da sempre Malema, che mescola in sé la foga rivoluzionaria e l’amore per la ricchezza, è un ammiratore del Presidente zimbabweano. Più volte il giovane politico ha chiesto che anche in Sudafrica fosse applicata la riforma agraria voluta da Mugabe (quella che, togliendo senza criterio le terre ai bianchi, ha affossato l’economia del Paese). Da sempre, Malema va dicendo che le politiche economiche dell’amico Mugabe sono le uniche che dovrebbero essere adottate in Sudafrica.
Nonostante questa ammirazione, Malema ha chiesto a Mugabe di dimettersi. «Il Presidente dello Zimbabwe – ha detto – ha 92 anni. È arrivato il momento di presentare le dimissioni. Mugabe prenda esempio da Fidel Castro che ha avuto la forza di cedere il bastone di comando al fratello e di ritirarsi dopo quarant’anni al vertice del Paese».
Malema non ha mai nascosto la sua ammirazione per i leader che hanno guidato la lotta contro il colonialismo e contro il blocco occidentale. Nei suoi discorsi cita spesso Castro, Nkrumah, Mandela, Mugabe. Ma quest’ultimo ormai è al potere da 36 anni ed è difficile accettare che, come annunciato, si ricandidi nelle prossime elezioni che si terranno nel 2018. Allora avrà 94 anni e sarà troppo anziano per guidare con efficacia il Paese.
Secondo Malema, però, nessuno può forzare Mugabe a dimettersi e lo stesso Mugabe non può e non deve essere vittima di congiure di palazzo. «Quando lascerà – ha dichiarato Malema -, lo farà secondo le regole costituzionali». Detto questo, però, ormai non c’è più scelta. Anche per il rivoluzionario Malema, Mugabe ha chiuso il suo ciclo.