Il processo ai quattro presunti sequestratori e assassini di Giulio Regeni, iniziato ieri a Roma, per il momento non proseguirà. La corte d’assise in serata ha annullato il rinvio a giudizio dello scorso maggio e deciso che i documenti processuali tornino al giudice dell’udienza preliminare. Il nodo è stata l’assenza dall’aula degli imputati che la procura voleva voleva processare in contumacia.
I giudici hanno ritenuto però che mancasse la prova che i quattro agenti dei servizi di sicurezza egiziani si fossero sottratti volontariamente al processo e non siano soltanto irreperibili. Nessun atto è stato mai recapitato agli imputati dal momento che non hanno mai eletto un domicilio. La legge in questo caso può prevedere l’annullamento del procedimento.
Il processo riparte quindi dall’udienza preliminare, mentre la procura dovrà proseguire ulteriormente la ricerca dei quattro 007 egiziani coinvolti, utilizzando tutti gli strumenti necessari, compresa una nuova rogatoria con l’Egitto, per rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico.
“È una battuta di arresto, ma non ci arrendiamo. Pretendiamo dalla nostra giustizia che chi ha torturato e ucciso Giulio non resti impunito. Chiedo a tutti voi di rendere noti i nomi dei quattro imputati e ribaditelo, così che non possano dire che non sapevano” ha detto l’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, commentando la decisione della corte.
Il ventottenne ricercatore friulano è stato rapito al Cairo il 25 gennaio 2016 e trovato morto il 3 febbraio successivo con evidenti segni di torture. Per il suo sequestro sono imputati il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, quest’ultimo accusato anche in concorso in omicidio.