Il procuratore generale presso la Corte di cassazione, Firmin Mvonde, ha ordinato, un’indagine giudiziaria contro il cardinale Fridolin Mabongo, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo.
Mvonde ha ordinato l’inchiesta al procuratore generale presso la Corte d’Appello di Matete, un comune della capitale congolese.
La Chiesa cattolica congolese è tradizionalmente molto attiva nel denunciare derive e cattiva gestione parte dell’élite politica. Il cardinale Ambongo è una delle voci più pungenti.
Con la sua lettera del 27 aprile, Firmin Mvonde accusa l’arcivescovo cattolico di “seviziare deliberatamente le coscienze e di trarre piacere attraverso la diffusione di voci false”. Lo accusa anche di “incitamento delle popolazioni alla rivolta contro le istituzioni costituite” e di incitare ad “attacchi contro vite umane” .
Secondo il procuratore generale presso la Corte di cassazione, in un momento in cui il Paese è di fronte alla guerra nella sua parte orientale, “osserviamo nel comportamento del prelato una coerenza di dichiarazioni sediziose pronunciate durante conferenze stampa, interviste e sermoni atte a scoraggiare i soldati delle Forze armate nazionali che combattono al fronte”. Il procuratore ritiene anche che le parole dell’arcivescovo spingano i ribelli e altri “invasori” a maltrattare la popolazione locale.
Invitato nel suo ufficio il 25 aprile per uno scambio su alcuni fascicoli indagati, il cardinale Ambongo ha rifiutato l’invito, sostiene Firmin Mvonde nella lettera del pubblico ministero.
Una delle ultime omelie di Ambongo, per la ricorrenza pasquale, è stata carica di critiche nei confronti di chi dirige la nazione: “Sappiamo benissimo che il nostro Paese è oggi in agonia, gravemente malato, in stato comatoso. La giustizia è la prima istanza a calpestare i diritti dei comuni cittadini, mentre si fanno discorsi come se fossimo forti. La realtà è che il Congo non ha un esercito”. L’est continua ad essere “occupato” mentre il Paese “non ha la forza per difendere l’integrità del territorio. Un elefante con i piedi d’argilla (…) è una cosa molto grave per una nazione come la nostra”.
Poi il cardinale si è rivolto alle autorità, chiedendo loro di fermare atti che possano incitare alla ribellione. Ha fatto riferimento all’adesione di alcuni dirigenti dell’ex partito presidenziale alla ribellione M23. “Possiamo chiamarli traditori, hanno sostenuto la causa del nemico, ma la domanda fondamentale è: perché queste persone hanno agito in questo modo? È perché qui continuiamo a compiere azioni che feriscono gli altri, che indeboliscono la comunione nazionale, che escludono gli altri”.
Il Paese, secondo l’arcivescovo, ha raggiunto il punto più basso di sofferenza. Ma la Rd Congo non è solo vittima dei suoi leader, ha affermato il cardinale, sottolineando anche la voracità delle compagnie minerarie e le mire espansionistiche territoriali dei suoi vicini.