Le forze governative etiopi avrebbero sparato ieri proiettili veri contro manifestanti a Gondar. Secondo fonti sui social media, citate dal sito Borkena, almeno 25 civili sarebbero morti. Le forze governative avrebbero sparato da una distanza di cinque metri. Ci sono indicazioni che tra le vittime ci siano anche donne. Un testimone oculare, sempre citato da Borkena, ha affermato di “aver visto 25 fratelli e sorelle inzuppati di sangue e caduti a terra”. Sui social media circolano immagini inquietanti di cadaveri sulle strade asfaltate che ritraggono presumibilmente vittime civili delle forze governative. Le forze di sicurezza avrebbero proibito ai civili di raccogliere i cadaveri da terra.
La fonte ha aggiunto che i manifestanti sarebbero scesi in piazza dopo che un bambino è stato ucciso da “rapitori”. I manifestanti accusano i governo che eseguirebbe azioni di questo tipo per indebolire le forze di Fano. Si dice che i dimostranti stessero marciando verso Piazza per protestare contro l’uccisione del bambino.
Non è trascorsa nemmeno una settimana da quando una madre e sua figlia sono state uccise a colpi di arma da fuoco nella loro residenza a Gondar per essersi opposte agli ordini dei presunti rapitori. I rapimenti che comportano uccisioni brutali sono diventati un problema diffuso nella regione di Amhara.
La regione di Amhara in Etiopia è una zona di guerra da oltre un anno. Organizzazioni per i diritti umani hanno segnalato violazioni estese e gravi dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali e stupri, mentre le forze governative subiscono perdite militari dalle loro battaglie contro Fano. Al momento, né il governo regionale né quello federale hanno rilasciato dichiarazioni in merito al massacro di Gondar