L’Unione Africana (Ua) ha espresso la sua “profonda preoccupazione” per il deterioramento della situazione nella regione del Tigray, nel Nord dell’Etiopia, dove i combattimenti tra due fazioni del partito al potere minacciano l’accordo di pace firmato nel novembre 2022.
L’Ua “segue da vicino l’evolversi della situazione all’interno del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) ed esprime la sua profonda preoccupazione”, ha dichiarato l’organizzazione continentale in un comunicato ripreso da Le Monde, esortando “tutte le parti coinvolte a esercitare moderazione”.
Tra novembre 2020 e novembre 2022, il Tigray è stato teatro di una delle guerre più violente degli ultimi decenni, con scontri tra le forze federali etiopi – sostenute da milizie locali e dall’esercito eritreo – e i ribelli tigrini. Il conflitto ha causato almeno 600.000 morti in una regione che conta circa 6 milioni di abitanti, secondo i dati dell’Ua. Inoltre, ha portato allo sfollamento di circa 2 milioni di persone nel Tigray e nelle aree circostanti, provocando una catastrofe umanitaria.

La crisi è iniziata il 4 novembre 2020, quando il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha inviato l’esercito per rimuovere le autorità locali del Tplf, accusandole di aver attaccato caserme militari. Il 2 novembre 2022, dopo due anni di conflitto, le parti belligeranti – governo etiope, forze eritree e ribelli tigrini – hanno firmato un accordo di cessazione delle ostilità sotto l’egida dell’Ua a Pretoria, in Sudafrica.
Negli ultimi mesi, tuttavia, ritardi nell’attuazione dell’accordo hanno alimentato tensioni all’interno del Tplf. Getachew Reda, alto dirigente del partito e capo dell’amministrazione ad interim nominata dalle autorità federali, si è scontrato con Debretsion Gebremichael, leader storico del Tplf. Martedì, uomini armati fedeli a Debretsion Gebremichael hanno preso il controllo della città di Adigrat, la seconda più grande del Tigray, situata vicino al confine con l’Eritrea. L’Ua ha quindi “fortemente incoraggiato le parti a rispettare gli impegni” previsti dall’accordo di Pretoria.
Più di venti ambasciate, tra cui quelle di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Unione Europea, hanno lanciato ieri un appello a “ridurre le tensioni e impegnarsi in un dialogo urgente”, sottolineando che “non si deve tornare alla violenza” in un messaggio pubblicato sulla piattaforma X.