“Con l’ultima serie di eventi violenti il paese sembra aver compiuto un ulteriore passo verso la guerra civile. Le tensioni a Bujumbura sono ora ad un livello molto alto”: è il monito dell’Alto rappresentante Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, comunicato dalla portavoce Cécile Pouilly. Le dichiarazioni allarmiste sono state rilasciate pochi giorni dopo una serie di attacchi e una violenta repressione in più quartieri della capitale che hanno mietuto almeno 87 morti, secondo un bilancio ufficiale. Ma per l’Onu il numero di vittime – ancora da accertare – potrebbe essere molto più alto.
“Il nostro ufficio ha ricevuto denunce e dati relativi a 200 civili presumibilmente uccisi. Finora non è stato possibile confermare questi numeri” ha riferito Pouilly. Tra i quartieri più colpiti dalla brutale repressione delle forze di sicurezza – poche ore dopo un triplo assalto contro caserme – quelli di Musaga e Nyakabiga, considerati dalle autorità vicini all’opposizione. “Ci sono state ricerche intensive casa per casa. Un numero imprecisato di persone è rimasto vittima di esecuzioni sommarie, altre centinaia di giovani sono stati arrestati e in molti sono stati portati via verso destinazioni ignote” ha aggiunto la portavoce del rappresentante Onu per i diritti umani. Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha convocato per domani una sessione straordinaria di lavoro dedicata al Burundi, anche per approvare una risoluzione sull’apertura di un’inchiesta per “violazioni dei diritti umani”.
Oltre all’Onu anche l’Unione europea chiede con insistenza l’apertura immediata di un dialogo politico inclusivo per porre fine alla crisi. Ieri Bruxelles ha sbloccato 300.000 euro; una prima tranche di aiuti destinati a sostenere il dialogo con la mediazione dell’Uganda.
Intanto a Bujumbura il governo del presidente Pierre Nkurunziza, in carica per un contestato terzo mandato, ha optato per la strategia del silenzio. Sui canali ufficiali in rete – sito e Twitter – le autorità fanno riferimento soltanto all’apertura della “settimana del tè”, di cui il Burundi è uno dei primi produttori africani, e altre normali iniziative governative, minimizzando di fatto quanto accaduto nelle ultime ore.
(16712/2015 Fonte: Misna)
guerra civile
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