La campagna sudanese “Insieme contro lo stupro e la violenza sessuale” ha documentato 54 nuovi casi di stupro in un solo mese, di cui cinque che hanno coinvolto bambini, evidenziando la crescente minaccia che donne e ragazze devono affrontare nel contesto del brutale conflitto che affligge il Paese.
I responsabili della campagna hanno dichiarato che le aggressioni sono avvenute tra il 30 giugno e il 30 luglio, la maggior parte delle quali nella capitale Khartoum e nel vicino Stato di al-Jazirah. Altri 19 casi sono stati segnalati a El Fasher, la capitale del Darfur settentrionale, che è stata devastata dai combattimenti tra l’esercito e le Rapid Support Forces (RSF) paramilitari da maggio.
La campagna chiede la fine dell’uso della violenza sessuale come arma di guerra e sollecitava la comunità internazionale a chiamare a risponderne i responsabili. Le Nazioni Unite e i gruppi per i diritti umani hanno accusato le Rsf di essere responsabili della maggior parte delle violenze sessuali legate ai conflitti, tra cui stupri sistematici e rapimenti.
Il conflitto in Sudan ha innescato una catastrofe umanitaria, con diffuse segnalazioni di violazioni dei diritti umani. Le donne e le ragazze sono particolarmente vulnerabili, e affrontano rischi elevati di violenza sessuale, sfollamento e sfruttamento.