I cambiamenti climatici potrebbero aggravare i conflitti negli Stati fragili e in guerra, causando un aumento dei tassi di mortalità e una forte riduzione del Pil. Lo ha dichiarato il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi.
La Banca Mondiale rivede ogni anno l’elenco dei Paesi classificati come “Stati fragili e colpiti da conflitti”, che attualmente sono 39, di cui 21 in Africa. Il docuemnto dell’Fmi riguarda tutti i 61 Paesi che sono stati inseriti nell’elenco dal 2006.
Il rapporto riferisce che gli shock climatici non causano conflitti, ma peggiorano i disordini esistenti ed esacerbano altre fragilità sottostanti, come la fame e la povertà.
Secondo il Fondo, entro il 2060 i decessi dovuti a conflitti in percentuale della popolazione potrebbero aumentare di quasi il 10% nei Paesi fragili e il cambiamento climatico potrebbe anche spingere altri 50 milioni di persone negli Stati fragili a soffrire la fame entro il 2060.
Anche se le prove del cambiamento climatico sono sempre più evidenti dopo le temperature record registrate in tutto il mondo negli ultimi mesi, la volontà politica di agire è stata erosa dalla debolezza economica.
I leader africani hanno detto che i Paesi più ricchi dovrebbero fornire più fondi per aiutarli ad adattarsi al cambiamento climatico e a passare a un’energia più verde, dato che la maggior parte dei Paesi africani ha prodotto una quota relativamente piccola delle emissioni che causano il riscaldamento globale.
Si prevede che i Paesi africani cercheranno di raggiungere una posizione negoziale unitaria sul clima al vertice africano sul clima che si terrà dal 4 al 6 settembre, prima del vertice sul clima delle Nazioni Unite COP28 che si terrà negli Emirati Arabi Uniti a fine novembre.