Come preannunciato nei giorni scorsi, il presidente della Guinea-Bissau, Umaro Sissoco Embalò, ha sciolto il parlamento, citando una “crisi istituzionale” in un decreto presidenziale emesso ieri. “Il Parlamento non va d’accordo con la magistratura, in particolare con la Corte dei Conti e la Procura Generale. La crisi politica che ha messo in discussione i normali legami istituzionali tra gli organi della sovranità è ormai evidente”, si legge nel documento nel quale il presidente fa riferimento a “persistenti e irrisolvibili divergenze” con il Parlamento in seguito alle quali ha deciso di sciogliere il parlamento e di anticipare lo svolgimento delle elezioni legislative”.
Alla fine di giugno 2020 il Partito africano per l’indipendenza della Guinea e di Capo Verde (Paigc) ha perso la maggioranza parlamentare a favore dell’alleanza del presidente eletto Embalò. La stabilità rimane precaria in Guinea Bissau: il Paese è infatti stato teatro di frequenti disordini politici, con diversi colpi di Stato – alcuni tentati – da quando ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1974. L’ultimo presunto tentato golpe risale solo allo scorso febbraio.