di Andrea Spinelli Barrile
Il ministro delle Relazioni internazionali e della cooperazione del Sudafrica Naledi Pandor si recherà in Guinea Equatoriale il prossimo fine settimana per cercare di ottenere il rilascio di due ingegneri sudafricani, Frederik Potgieter (54 anni) e Peter Huxham (55 anni), incarcerati da febbraio 2023 nel Paese centrafricano.
I due ingegneri, che lavorano a bordo di una nave serpentina di un’unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico della società di servizi petroliferi olandese Sbm Offshore, che opera in alcuni pozzi offshore di Exxon e Chevron, in Guinea Equatoriale, stavano per rientrare in Sudafrica quando sono stati arrestati con l’accusa di traffico di cocaina.
I due sono stati arrestati pochi giorni dopo che un tribunale sudafricano ha ordinato il sequestro di alcune proprietà immobiliari a Città del Capo e di uno yacht di 67 metri, il Blue Shadow, ormeggiato a Città del Capo, tutti beni intestati al ministero della Difesa della Guinea Equatoriale ma in realtà nella piena ed esclusiva disponibilità di Teodoro Nguema Obiang Mangue detto Teodorin, 55 anni, vicepresidente, ministro della Difesa e responsabile degli appalti petroliferi della Guinea Equatoriale, il rampollo di casa Obiang che sostituirà l’ottuagenario padre alla guida del Paese.
Nguema ha diversi guai giudiziari internazionali, in tutti i continenti tranne l’Antartide, tutti inerenti a furto di beni del Paese, al riciclaggio di denaro e alla corruzione, e non è la prima volta che i suoi guai giudiziari costringono il Paese a un braccio di ferro diplomatico-giudiziario: a giugno 2023 festeggiò sul suo account Instagram il sequestro di 125 milioni di dollari ordinato da un tribunale della Guinea Equatoriale a danno di alcune società di costruzioni brasiliane, la sua personale vendetta contro il sequestro subito da lui stesso nel 2018 da parte delle autorità giudiziarie brasiliane, che sequestrarono 1,5 milioni di dollari in contanti e 15 milioni di euro di orologi ai membri della sua delegazione.
Dopo la sentenza sudafricana, l’anno scorso, i due ingegneri sudafricani sono stati incriminati e condannati a tempo di record a Malabo: sbattuti in custodia cautelare a Black Beach, una prigione di epoca coloniale dove fu fucilato Francisco Macias, il brutale dittatore zio del presidente Obiang e primo presidente del Paese dopo l’indipendenza, sono stati giudicati colpevoli di traffico di droga, condannati a 12 anni e 5 milioni di dollari di multa. Dopo la condanna sono stati trasferiti nel carcere di Bata, nella parte continentale della Guinea Equatoriale. Secondo Bloomberg, in poco più di un anno di detenzione Huxham ha parlato al telefono appena tre volte con la sua fidanzata mentre Potgieter ha parlato solo due volte con la moglie.
Un fatto simile era avvenuto già nel 2020, dopo la condanna di Nguema in Francia da parte del Tribunale di Parigi: la condanna, in contumacia, è arrivata per appropriazione indebita e corruzione e la magistratura francese aveva già sequestrato 100 milioni di euro di beni del governo equatoguineano, che in realtà erano nella sua piena disponibilità. Alcune ore dopo che la sentenza di condanna per appropriazione indebita contro di lui, la polizia della Guinea Equatoriale ha temporaneamente bloccato un elicottero militare francese che era atterrato a Malabo perché stava esaurendo il carburante. Prima ancora, nel 2014, Nguema ha accettato di consegnare più di 30 milioni di dollari in beni, tra cui una villa in collina a Malibu, in California, al Dipartimento di giustizia degli Stati uniti, che lo accusava di averli ottenuti attraverso la corruzione e il riciclaggio di denaro.
Investire in Guinea Equatoriale
La Guinea Equatoriale si è classificata 172esima su 180 in uno studio sulla corruzione pubblica condotto lo scorso anno da Trasparency International e, sempre nel 2023, un rapporto sul clima degli investimenti nel Paese africano prodotto dal Dipartimento di Stato americano ha evidenziato casi di “funzionari governativi che abusano del loro potere o dell’accesso al potere per imprigionare o maltrattare individui con cui hanno una controversia commerciale”. Abusi che sono ben noti anche in Italia: proprio Nguema ordinò l’arresto del suo ex-socio italiano, Roberto Berardi, che aveva collaborato con il Dipartimento di stato Usa per fare luce sulla provenienza dei fondi di Nguema, e attualmente è in carcere a Black Beach un altro ingegnere, cittadino italiano, Fulgencio Obiang Esono, vittima di sequestro di persona da parte dei servizi guineani mentre era in Togo per un viaggio di lavoro. In Europa, sono pendenti mandati di cattura nei confronti di Teodoro Nguema Obiang Mangue emessi dalle autorità giudiziarie francesi, britanniche, spagnole e svizzere.
Nonostante questo, Nguema sfrutta l’immunità diplomatica per continuare a viaggiare, fare la bella vita e fare affari: pochi giorni fa il suo jet era parcheggiato a Ciampino, Roma. Il 28 gennaio scorso, quando ha rappresentato la Guinea Equatoriale al vertice Italia-Africa, Nguema ha incontrato a Roma l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, al quale ha offerto i pozzi petroliferi offshore Zafiro e Fortuna: il giacimento petrolifero Zafiro si trova nel Golfo di Guinea, al largo della costa di Malabo, Isola di Bioko, Guinea Equatoriale. Attivo dal 1996, è gestito da Mobil Equatorial Guinea (Megi), filiale locale di ExxonMobil, che deteneva il 71,25% del settore, mentre la Guinea Equatorial de Petróleos (Gepetrol), di proprietà statale, e il governo di Malabo detengono rispettivamente il 23,75% e il 5% di partecipazione.
Proprio Exxon sta attualmente trasferendo le sue attività nella Guinea Equatoriale al governo di Malabo: in una dichiarazione sul caso dei due sudafricani arrestati, la cui società lavorava anche per Exxon, ha detto che “si tratta di questioni delicate e non commentiamo i dettagli che coinvolgono dipendenti di altre società”. Il giacimento petrolifero di Zafiro è sviluppato con un totale di 117 pozzi, inclusi 92 pozzi produttori, 24 pozzi iniettori d’acqua e un pozzo iniettore di gas. L’attività sul campo di Zafiro si basa sulle risorse di idrocarburi provenienti dai giacimenti Zafiro, Jade, Opalo, Sausage e Serpentina. Si stima che le riserve totali recuperabili del giacimento offshore ammontino a 1,19 miliardi di barili di petrolio. Il giacimento Fortuna faceva gola a diversi competitor di ENI, in particolare a Golar Lng: messo in funzione nel 2020 dalla russa Lukoil, il giacimento si trova all’interno della licenza del Blocco R, nell’offshore della Guinea Equatoriale nella parte sud-orientale del complesso del Delta del Niger.
All’incontro romano tra Nguema e Descalzi erano presenti anche i vertici di Sonagas e Gepetrol, le compagnie pubbliche guineane di gas e petrolio, controllate di fatto dalla famiglia Obiang: in una dichiarazione ufficiale che ha seguito l’incontro, la Guinea Equatoriale ha sottolineato l’attrattiva del clima economico e delle risorse naturali del Paese e ha detto che il governo è desideroso di sostenere lo sviluppo degli idrocarburi, al fine di sostenere l’economia e creare posti di lavoro. Descalzi invece, tramite una nota ufficiale di Eni, diciarò di voler visitare la Guinea Equatoriale “nel prossimo futuro”. Durante il suo viaggio in Italia, Nguema ha avuto colloqui anche con i vertici di Albion energy, con una società italiana specializzata nella costruzione di raffinerie e ha sondato le opportunità nel settore delle energie rinnovabili con l’italiana Sorgente Sein.
Inoltre, c’è un altro importante caso giudiziario pendente che vede coinvolto il governo della Guinea Equatoriale e l’Italia e riguarda alcuni decreti ingiuntivi emessi contro l’ambasciata della Repubblica di Guinea Equatoriale a Roma, condannata da un tribunale a risarcire un immobiliarista per 7,5 milioni di euro, per cui sarebbero stati emessi già dei decreti di pignoramento di beni del governo equatoguineano in territorio italiano (ville all’Olgiata, appartamenti a Campagnano Romano e alcuni box).