Il governo islamista libico di Tripoli, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ha deciso di pattugliare con uomini armati i punti da cui partono gli immigrati clandestini che salpano verso l’Italia: la misura è uno dei cinque «passi» che l’esecutivo al potere nella parte occidentale del Paese annuncia in una nota diffusa ieri e segnalata oggi all’Ansa da fonti libiche. Uno «spiegamento di truppe armate per pattugliare i siti da cui viaggiano gli immigrati», è l’ultimo dei passi che il Governo ha chiesto di compiere all’«Autorità per combattere l’immigrazione illegale» libica. Le precedenti misure riguardano, in due casi, un «miglioramento» dei centri di detenzione; il «tentativo di deportare i detenuti nei loro Paesi di origine»; e «il rivolgersi agli Stati di origine come Mali, Niger e Somalia attraverso il ministero degli Esteri al fine di collaborare per fermare il flusso di immigrati verso la Libia attraverso i confini meridionali». Il «Governo di salvezza nazionale» di Tripoli «conferma inoltre l’importanza della cooperazione con l’Ue nella lotta contro il fenomeno» dell’emigrazione clandestina dalla Libia ed «è al momento impegnato ad aprire vie di mutua cooperazione con l’Ue a questo riguardo».
«Penso che sia utile un coinvolgimento delle diverse autorità libiche nell’obiettivo comune di combattere il traffico di migranti. Sarà l’Onu, e in particolare Bernardino Leon, a lavorarci», così il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha commentato l’annuncio del Governo non riconosciuto di Tripoli sul pattugliamento delle coste libiche. «Certamente – ha aggiunto il titolare della Farnesina a margine di un seminario sulla Libia al Senato – noi abbiamo, dal punto di vista formale un rapporto particolare con il parlamento legittimo di Tobruk (riconosciuto dalla comunità internazionale, ndr), ma siamo aperti alla collaborazione di tutte le autorità libiche».
(08/05/2015 Fonte: AnsaMed).
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